I risultati conseguiti nell’ultima competizione organizzata dala FISPES, i Campionati Italiani assoluti di atletica paralimpica, disputati a Brescia il 29 e 30 di giugno, sono per me molto lusinghieri.
Una competizione che, tuttavia, mi piace definire “manifestazione sportiva”, perché ritengo che così si possa rendere appieno merito ad una festa dello sport di tutti e per tutti, indipendentemente dalle medaglie conquistate.
È fuori di dubbio, ad ogni buon conto, il risultato eccezionale che ho conseguito, superando ancora una volta me stesso ed i record già precedentemente stabiliti, prima in Giappone, a Kobe, ai Campionati del Mondo di Atletica Paralimpica e pochi giorni dopo ai Campionati per la Regione Puglia e Coppa Italia di Società, organizzati dal CONI di Lecce.
Questa è la dimostrazione reale di due aspetti per me fondamentali e complementari: prima di tutto, io gareggio ogni volta contro me stesso, cercando di andare sempre oltre i miei limiti, non certo per impormi sugli avversari ed umiliarli.
Del resto, sul ring della vita, siamo tutti lottatori che devono combattere strenuamente contro le piccole o grandi difficoltà quotidiane, dando sempre il massimo.
Secondo aspetto: grazie alla forza di volontà, alla tenacia, alla determinazione, mi impegno per dimostrare che tutto può essere raggiunto.
Non dico che sia facile o semplice, è sicuramente frutto di costante impegno, rinunce, sacrifici.
Tuttavia, laddove ci siano tenacia, volontà e determinazione è lì che anche i sogni, impossibili agli occhi dei più, possono trasformarsi in una straordinaria realtà.
Il mio esempio può essere anche un concreto ed efficace stimolo per tanti, che vivono momenti di fragilità e di oggettiva difficoltà, per non arrendersi, mai, ma per trovare la forza di andare caparbiamente avanti, mettendo il cuore e la mente oltre l’ostacolo.
Io sono, oggettivamente, “diverso”, ma non voglio e non posso attribuire al termine diverso ed al concetto di diversità un’accezione negativa. Anzi, la diversità per me è insita nella stessa natura umana, dal momento che siamo tutti unici, eccezionali, irripetibili nella nostra straordinaria peculiarità di persone.
Diversità quindi non come limite, come barriera, come alibi per non fare o fare meno, ma diversità come risorsa, come stimolo, come motivazione per superare ogni giorno le sfide che la vita pone lungo il nostro cammino.
E quando a raggiungere le vette più alte è un “diverso” perché sicuramente ci sono problematiche di salute e compromissioni fisiche non trascurabili, il gradino più alto del podio diventa solo un mezzo per gridare al mondo “Io esito perché (r)esisto”.
Io non mi lascio condizionare dalla mia malattia multiorgano, o meglio dalla lunga serie infinita di patologie di cui sono affetto, perché la malattia mi ha distrutto ma non mi ha sconfitto.
Io sono un Uomo, che lotta ogni giorno, ma che, nonostante tutto e tutti, ancora sogna, ama, vive con passione ed entusiasmo e mette sempre il cuore in ogni cosa che fa.
Solo così onoro il dono meraviglioso e gratuito della vita, assaporandone e valorizzandone ogni istante. Le mie medaglie sono le medaglie di tutti coloro che credono in me, mi supportano e mi incoraggiano.
Sono le medaglie di chi in me trova supporto e sostegno, motivazione e fiducia, nonostante le difficoltà.
Sono le medaglie di un cuore che batte, forte, per donarsi all’altro senza nulla chiedere in cambio, con la convinzione che la vita sia bella, sempre e comunque, nonostante tutto e tutti e vada la pena viverla, sino alla fine, con intensità.