Il pifferaio magico Emiliano andò per incantare e finì suonato: Pd pugliese al 16%

Aveva promesso di far sputare sangue  e invece è lui che ingoia la polvere. Non deve aver passato una notte tranquilla Michele Emilianofocoso governatore della Puglia, costretto a fare i conti con una realtà alquanto avara di soddisfazioni per lui e per il suo Pd, inchiodato in quella regione a un 16,06 per cento che ne fa uno dei risultati peggiori d’Italia. Povero Emiliano: come il suo compare campano De Luca, credeva che anche alle elezioni politiche funzionasse il richiamo della foresta, la leva di sindaci, assessori, direttori generali e sanitari Asl o la mobilitazione della fitta rete clientelare ramificata in aziende partecipate, controllate o semplicemente foraggiate. Errore.

In questo caso l’appeal del poterelocale conta poco o niente. E allora per i cacicchi sono guai, perché l’elettorato vi si mostra indifferente, fregandosene del governatore, del presidente della municipalizzata così come del consigliere d’amministrazione del teatro comunale. In pratica si spezza l’incantesimo. E così succede che l’annunciata Stalingrado pugliese si riveli coriacea quanto un panetto di burro, fino a trasformare il Tavoliere in una sorta di passeggiata trionfale con vista Adriatico per il centrodestra, colà attestatosi su un lusinghiero 41,41 per cento. È la politica, bellezza, verrebbe da ricordare ad Emiliano.

Come tanti della sua parte politica, invece, il governatore ha opinato che bastasse imboccare la scorciatoia del riferimento all’antifascismo, condito nella retorica della “resistenza a oltranza” contro il sempiterno pericolo nero perché tutto s’incastrasse alla perfezione. Calcolo sbagliato. Fossimo perciò in Emiliano, cominceremmo a concentrarci sulle prossime scadenze elettorali, a partire dalle Europee del 2024. Semmai ne approfitteremmo per togliere anzitempo il disturbo dal palazzo della Regione perché, come insegna il Poeta, “del diman non v’è certezza“. Certo, quando si vota per il governo locale il potere locale funziona. Ma è altrettanto vero che, a differenza dell’ultima volta, la prossima battaglia il centrodestra non la combatterà a mani nude.

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