Il Pd in crisi esistenziale, senza numeri dà i numeri…

A volte 2+2 fa 6, diceva il grande Musil nei suoi Diari dubbioso dell’oggettività dei numeri. Anche in politica i numeri hanno una loro ambiguità, ma spesso non mentono. Il Pd ad esempio ha a che fare in questo periodo con il 15. Gli anni che ha compiuto da poco con una tipica crisi di identità adolescenziale, e il risultato medio indicato dai vari sondaggi.

Più di quattro punti in meno rispetto alle elezioni di settembre, specchio rovesciato della crescita di Fratelli d’Italia. Segno che la discussione appunto identitaria è stata autolesionista e abissale? Segno di un’opposizione comunque sbagliata? Un tema su cui concordano le varie diagnosi è il cosiddetto distacco dalla realtà, del resto se su quindici anni di vita dieci li passi al potere senza mai vincere nelle urne, il rapporto con la ggente diventa secondario all’abilità tecnica del potere. La discussione se votare o meno on line il nuovo segretario non dà l’idea di un rinnovato rapporto con la realtà.

Quando il come ,il dove e il quando intrattengono più del chi e soprattutto del perché, la famosa identità di cui sopra, adolescente solo per la matematica, sembra per davvero a rischio (scissione). La proposta della Schlein ha trovato freddi gli altri candidati, Bonaccini è scivolato oltre, Cuperlo è per l’esercizio di democrazia dei gazebo, incontrarsi, parlarsi, stringersi le mani, insomma almeno un po’ di senso di realtà fra gli iscritti (sempre meno).

La De Micheli trova la discussione lunare, vero, ma l’aggettivo è multiuso nel Pd, come fare un accordo con i grillini in Lombardia e poi litigare masochisticamente per quello nel Lazio, o definirsi parte lesa nello scandalo Qatargate, uno scandalo internazionale e complesso al di là delle tessere. Certo nell’epoca della reputazione che corre sulla rete globale la Questione morale è diventata un boomerang e non può più essere usata come forma di superiorità sugli altri. Ma il mondo va veloce in tutti campi, l’economia, geopolitica più che territoriale, ha bisogno di competenze e visioni post ideologiche, gli italiani sono alle prese con accise, bollette, mutui alle stelle. Il rischio per il Pd è davvero di implodere in temi paralleli a quelli della sensibilità collettiva, e che quella declinazione nominale di un partito diventi mera retorica politica. Se l’ambizione di un nuovo Ulivo lascia il campo a cespugli litigiosi, a rimetterci più che i democratici è la Democrazia.

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