Il Pd di Letta è solo chiacchiere e distintivo: nelle loro piazze dominano centri sociali e antagonisti

Ha colto nel segno Pietrangelo Buttafuoco quando ha individuato nel Pd il partito del deep state italiano, concetto molto più ampio e impegnativo di quello sintetizzato nel termine “establishment. Nell’intervista pubblicata ieri dalla Verità, lo scrittore siciliano l’ha definito così: «...È il primo partito di governo, il primo editore, il primo educatore, domina anche mentalmente, è il punto di riferimento dell’alta burocrazia, è il veicolo di carriera dei giovani arrembanti». In compenso, l’appeal del Pd sugli ambienti in cui era tradizionalmente forte subisce un crollo verticale a tutto vantaggio della sinistra radicale e antagonista. L’immagine di Enrico Letta contestato al corteo del 25 aprile al grido di «servo della Nato» racconta meglio di cento post che un partito non è un serpente, cui basta crescere per cambiare pelle.

Tanto più che analoga crisi di rigetto investe il mondo giovanile, dove la concorrenza dei centri sociali nelle scuole è agguerrita. Lo stesso accade nelle piazze, dove neanche il sostegno di un sindacato come la Cgil (anche Maurizio Landini è stato contestato) assicura più l’agibilità di un tempo. Insomma, osando quel tanto che basta, non è azzardato sostenere che il Pd di Letta sta percorrendo al ralenti lo stesso percorso antipatizzante imboccato da Matteo Renzi. I due non si prendono per niente, ma entrambi sono estranei alla tradizione ex-post o neocomunista, che ancora oggi egemonizza in larghissima parte la cultura e la mentalità dem. E gli effetti si vedono anche sulla leadership dell’attuale segretario, sebbene assai meno urticante di quella del suo predecessore.

In realtà, Letta ha la responsabilità di aver sottovalutato alcuni passaggi-chiave. A cominciare dalla guerra in Ucraina, quando ha scommesso sull’appiattimento del partito sul governo e quindi sulla Nato sperando che passasse in cavalleria. Non ha però calcolato la formidabile carica suggestiva esercitata ancor oggi dalla Russia sulla sinistra. Fino a farvi riaffiorare le  antichi pulsionianti-occidentali, cui Letta non faceva mistero di voler inchiodare la “destra populista e sovranista“. Ora invece di filo-putinisti è addirittura circondato: dai 5Stelle nel campo largo; da Anpi, centri sociali e intellettuali nella sinistra; e, infine, dalla saldatura eco-catto-pacifista nel suo stesso partito. Se questo è un leader…

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