Il Pd cade a pezzi e perde iscritti, dopo Fioroni è la volta di Marcucci: “Non rinnovo la tessera”

Il Partito democratico perde un altro pezzo. Dopo Fioroni ex ministro per il governo Prodi, arrivato subito dopo vittoria di Elly Schlein come segretario dei dem, un altro grande nome se ne va, ed è quello di Andrea Marcucci, altro personaggio storico, che abbandona la nave dopo ben 15 anni.

C’è da dire che Elly Schlein, nuovo segretario del Pd, sta proprio lasciando il segno. Magari non come i sostenitori del Partito democratico avrebbero voluto. Hanno fatto scalpore le recenti dichiarazioni di Andrea Marcucci, ex capogruppo dei dem al Senato.

L’addio era nell’aria. Ieri sera, ospite dell’emittente NoiTv, Marcucci aveva già annunciato la sua decisione. Adesso la notizia: uno dei rappresentanti storici del Partito democratico ha deciso di non rinnovare la tessera del Pd per il 2023. “Poi magari tra 6 mesi decido di riprenderla…”, ha dichiarato, come riportato oggi le agenzie di stampa.

Insomma, non è porta chiusa ma quasi. Il problema, comune a molti altri dem che se ne sono andati, risiede in questa nuova versione del Pd proposta da Elly Schlein. Del resto era risaputo che la vittoria della Schlein avrebbe avuto delle conseguenze, specie in certe frange del partito.

“Non rinnoverò la tessera del Pd per il 2023, il partito di Elly Schlein è molto lontano da quello che penso io”, scrive oggi Andrea Marcucci sulle proprie pagine social, rendendo ufficiale la notizia. “Incontrerò la nuova segretaria nei prossimi giorni, per spiegarle i motivi della mia decisione. Il Pd ha comunque una funzione molto importante: competere con i 5 stelle, la possibilità di costruire un’alternativa alla destra passa comunque da un forte ridimensionamento del partito di Conte”, si legge ancora.

Ma l’ex senatore non pare intenzionato a restare senza casa. Infatti già si parla di un avvicinamento con il Terzo polo. “Sento il dovere di lavorarci, sono un’inguaribile ottimista, ce la faremo”, spiega nel suo post.

Innegabile che l’abbandono di Marcucci provocherà forti scossoni nel Partito democratico. Qualcuno, su Facebook, commenta: “L’uscita di Marcucci (credo non sarà il solo) non sarà indolore per un Pd sinistra destinato all’opposizione per i prossimi 10 anni”.

E mentre il Partito democratico perde i pezzi, Matteo Renzi gongola e attende altri arrivi. “In Toscana lasciano Massimo Mattei, già assessore comunale a Palazzo Vecchio con Renzi, e Andrea Marcucci, già presidente dei senatori Pd. Ma se Mattei entrerà direttamente in Italia Viva, Marcucci dovrebbe rafforzare l’ala liberale del Terzo Polo. E non a caso il suo primo appello è stato a costruire una federazione. Matteo Renzi è concentrato in queste ore sul numero zero de Il Riformista, ma si aspetta nelle prossime settimane ulteriori arrivi anche alla luce del grande successo nelle ultime ore della campagna di tesseramento”, riferiscono ad AdnKronos alcune fonti di Italia Viva.

Oggi risuona il nome di Andrea Marcucci, ma il Partito democratico è affetto da una preoccupante emorragia in questi ultimi mesi. Lo scorso agosto, prima delle elezioni politiche, fece scalpore l’abbandono di Massimo Mattei, ex assessore della giunta Renzi a Firenze.

Mattei lasciò a causa della composizione delle liste elettorali. Ci fu un vero e proprio scontro con il partito, avvenuto alla luce del sole, dato che ci furono comunicazioni alle varie segreterie e sui social network. “Non capisco più il partito al quale sono iscritto, che mi ha visto chiedervi il voto soltanto due anni fa e che ho sempre votato”, dichiarò, come riportato da La Nazione. Mattei, per la precisione, fece il nome di Stefano Ceccanti, messo “in una posizione ineleggibile”, Luca Lotti, Giuditta Pini, Dario Stefàno e Caterina Biti.

A febbraio 2023, invece, ha lasciato Beppe Fioroni, storico dirigente della Margherita, che se ne è andato sbattendo la porta. “Per me la vittoria di Schlein rappresenta la fine di un ciclo politico”, disse, come riferito da La Stampa. “Nasce un nuovo soggetto che non è più il Pd che avevamo fondato e prendo atto della marginalizzazione dell’esperienza popolare e cattolico democratica”.

A Fioroni rispose un baldanzoso Mattia Santori, il capo sardina, che commentò in questo modo: “Per un Fioroni che se ne va penso che avremo 100 nuovi entranti”.

Pubblicato da edizioni24

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