Il Miur getra la spugna e si arrende al politicamente corretto: la deriva

Se anche il Miur si inchina allo schwa nei documenti ufficiali vuol dire che siamo alla frutta. L’inchino al politicamente corretto non è solo arrivato nelle università italiana con i vari percorsi alias, per chi non si riconosce nel proprio nome anagrafico; ma anche sui documenti ufficiali del Miur. Provare per credere: sul sito ufficiale del il ministero dell’istruzione e dell’università, alla voce Abilitazione scientifica nazionale (Abn);  alle funzioni di professore universitario di prima e seconda fascia, il fatto compiuto salt agli occhi. “Nelle numerosissime pubblicazioni degli esiti relativi all’abilitazione scientifica nazionale 2021-2023, ce n’è una che salta all’occhio non appena il file pdf si apre. Si tratta del verbale degli esiti del settore concorsuale 13/B3: per la materia di studio di Organizzazione aziendale”. Un’indagine di cui dà conto la Verità diretta da Belpietro.

La famigerata schwa, vocale indistinta e asessuata diventata l’alibi dei diritti Lgbt entra da protagonista in un documento ministeriale ufficiale. Il quotidiano reca una foto che lo attesta. La sottomissione alla deriva del pensiero unico è compiuta. Nel documento consultato e consultabile tutte le desinenze sono state scritte con la schwa.  Di fatto abolisce la distinzione tra maschile e femminile, appecoronandosi alle teorie gender . E’ la famosa “cappa” di conformismo di cui parla nel nuovo libro Marcello Veneziani (intitolato, appunto, La cappa).

A nulla è servito il giudizio negativo dell’Accademia della Crusca, che aveva bocciato la schwa e asterischi vari, con un lungo articolo del linguista Paolo D’Achille:: «Non esistendo lo schwa nel repertorio dell’italiano standard, non vediamo alcun motivo per introdurlo». Anche Roberta D’Alessandro, professoressa di Sintassi e variazione linguistica presso l’Università di Utrecht, aveva tuonato: «Il cambiamento linguistico non accade mai come risultato di un ragionamento a tavolino». Centrando il punto: si tratta di una forzatura linguistica, per cercare di modellare la realtà secondo un’immagine imposta da un pensiero unico. Un ideologismo che abolisce le differenze. Dispiace constatare l’acquiescenza dei nostri studenti se la paragoniamo alla ribellione  in molti atenei framcesi un tempo tempio della cultura progressista contro un ideologismo astratto e neutro. Se anche il Miur si adegua è la fine…

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