Il ministro Lamorgese continua a prenderci per fessi: “Controlli serrati sui giovani, non valutano i rischi”. Sugli immigrati contagiati che scappano, tace

«I ragazzi viaggiano e giustamente cercano il divertimento. Per questo rivolgo proprio a loro un appello forte, che dovrebbe diventare patrimonio di tutte le famiglie. E cioè che mantengano comportamenti responsabili».

Lo dice il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese in un’intervista a La Stampa. «I prefetti si sono già attivati. A Ferragosto ci saranno modalità di controllo più serrato nelle zone turistiche e nelle aree cittadine frequentate dai giovani. Molti di loro sottovalutano i rischi cui si espongono. Ci sono regole ben precise da osservare». Ossia, distanziamento sociale, uso della mascherina e lavaggio ripetuto delle mani».

Quanto alle elezioni regionali in programma a settembre, il ministro spiega che ‘«per la campagna elettorale valgono le regole sul distanziamento sociale e sulla protezione individuale. Per i seggi abbiamo previsto numerose precauzioni: aree di attesa esterne, percorsi di ingresso e di uscita separati». Inoltre, «distanziamento tra i componenti del seggio non inferiore al metro, rispetto della distanza di due metri al momento dell’identificazione dell’elettore, uso obbligatorio della mascherina.

Nel decreto legge in corso di pubblicazione, oltre alle sezioni ospedaliere, sono previsti seggi speciali per consentire agli elettori in isolamento fiduciario di esprimere il voto presso il proprio domicilio».

È previsto. continua la Lamorgese, «quale ulteriore precauzione, anche che la scheda venga introdotta nell’urna direttamente dall’elettore e non dal presidente del seggio». E sugli sbarchi il ministro spiega: «La Tunisia è in ginocchio a causa di una crisi economica senza precedenti e per questo va aiutata dall’Europa e dall’Italia. Anche per evitare che tanta gente sia indotta ad emigrare.

Le regole sono chiare – aggiunge – sono ammessi alla regolarizzazione gli immigrati fotosegnalati dalla polizia prima dell’8 marzo. In realtà, la molla che ha indotto molti tunisini ad affrontare un viaggio per mare rischioso è scattata per l’improvvisa perdita di migliaia di posti di lavoro, in particolare nel turismo».

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