Il Mattarella bis parte spedito, l’insediamento e il giuramento: “Serve una riforma profonda della giustizia”

Nessun tono vendicativo o rimprovero ai partiti, ma il dovere di mettersi nuovamente a disposizione in un momento particolarmente delicato per l’Italia. Queste le fondamenta del discorso di Sergio Mattarella alla Nazione dopo aver giurato davanti al Parlamento riunito in seduta comune a Montecitorio: “Vi ringrazio per la fiducia che mi avete manifestato chiamandomi per la seconda volta a rappresentare l’unità della Repubblica. È per me un nuova chiamata inattesa alla responsabilità alla quale non posso e non ho inteso sottrarmi”. Il presidente della Repubblica ha giurato tra la standing ovation del Parlamento.

Il capo dello Stato ha spiegato i motivi che lo hanno spinto ad accettare il secondo mandato: già sabato scorso – quando i presidenti di Camera e Senato gli avevano comunicato l’esito della votazione – aveva parlato delle emergenzesanitarie, economiche e sociali. “Non possiamo permetterci ritardi, né incertezze”, ha dichiarato Mattarella. Che ha sottolineato come la lotta al Covid-19 non sia ancora conclusa: “La campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi ma non ci sono consentite disattenzioni”.

Un grande ringraziamento è stato dato a medici, operatori sanitari, volontari, a chi ha garantito i servizi essenziali nei momenti più critici, sindaci, forze armate e forze dell’ordine: “A tutti va riaffermata la nostra riconoscenza”. Dalla platea dei grandi elettori sono partiti applausi scroscianti.

La lotta alle disuguaglianze e alle povertà rappresentano “l’asse portante delle politiche pubbliche”. La pari dignità sociale “è un caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo”: le disuguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita, ma sono “il freno di ogni prospettiva reale di crescita”.

Progettualità, innovazione e investimenti nel capitale sociale: questi i pilastri tracciati dal presidente della Repubblica perché la ripresa si consoldi e non sia “effimera”. Non ha nascosto i timori legati alle nuove difficoltà che si intravedono all’orizzonte: le famiglie e le imprese “dovranno fare i conti con gli aumenti del prezzodell’energia”. Preoccupa e non poco “la scarsità e l’aumento del prezzo di alcuni beni di importanza fondamentale per i settori produttivi”.

Al centro del suo discorso anche l’importanza di recuperare “un profondo rigore” nel mondo della giustizia: in tal senso ha indicato con fermezza come indipendenza e autonomia siano “principi preziosi e basilari della Costituzione”. Bisognerà assicurare che il processo riformatore si realizzi, “facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei”.

Allo stesso mondo si dovrà agire affinché il Consiglio superiore della magistratura “possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, superando logiche di appartenenza che – per dettato costituzionale – devono rimanere estranee all’ordine giudiziario”. Doppia standing ovation dei grandi elettori, di tutti i gruppi parlamentari, sulle parole sulla giustizia.

Il presidente della Repubblica ha sostenuto che i partiti sono chiamati a rispondere alle domande del popolo e delle forze sociali. Non a caso ha richiamato le forze politiche a svolgere il loro ruolo: “Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter far affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica”.

Mattarella ha posto l’accento sul fatto che troppi giovani “sono sovente costretti in lavori precari e malpagati, quando non confinati in periferie esistenziali”. Il tema dei giovani ha riguardato anche la scuola, con la ripresa della didattica in presenza dopo la fase più acuta della pandemia: ora bisognerà sostenere una scuola “che sappia accogliere e trasmettere preparazione e cultura, come complesso dei valori e dei principi che fondano le ragioni del nostro stare insieme, volta ad assicurare parità di condizioni e di opportunità”.

Il capo dello Stato ha tenuto a rimarcare con forza che in questo momento “non si può accettare” che si alzi nuovamente il vento dello scontro, “senza neppure il pretesto della competizione tra sistemi politici ed economici differenti”. Dunque ha fatto appello alle nostre risorse e a quelle dei Paesi alleati “affinché le esibizioni di forzalascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l’aggressione da parte dei suoi vicini”.

Per Mattarella è necessario che l’Italia si rafforzi, anche perché è necessario essere in grado di “orientare il processo per rilanciare l’Europa, affinché questa divenga più efficiente e giusta”. Pertanto non potrà mancare l’apporto del nostro Paese, che dovrà contribuire con idee e proposte. Da qui però un monito chiaro: “La Conferenza sul futuro dell’Europa non può risolversi in un grigio passaggio privo di visione storica ma deve essere l’occasione per definire, con coraggio, una Ue protagonista nella comunità internazionale”.

Il capo dello Stato ha commemorato David Sassoli. La testimonianza “di uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo e capace di rappresentare le istituzioni democratiche ai livelli più alti”. E poi ha aggiunto: “‘Auguri alla nostra speranza’ sono state le sue ultime parole in pubblico. Aveva appena detto: ‘La speranza siamo noi'”.

Finita la cerimonia del giuramento, il presidente Mattarella ha ricevuto gli onori militari e si è recato all’Altare della Patria per deporre una corona al Milite Ignoto insieme al premier Mario Draghi. Poco dopo è stato salutato dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Poi è salito sulla Lancia Flaminia presidenziale 335 decappottabile e, scortato dai corazzieri a cavallo, è tornato al Quirinale per la cerimonia di insediamento alla presenza delle Alte Cariche.

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