Il M5s si spacca, 13 parlamentari firmano contro il voto su Rousseau. Ma Di Maio pensa alla poltrona…

“Ora facciamo tutti finta di essere contenti. Fingiamo di essere felici e soddisfatti”. Lo scrive Barbara Lezzi dei 5 Stelle su Fb. E l’esordio del suo post fotografa la situazione all’interno del M5s. Ma il dissenso esplode: 13 parlamentari hanno firmato contro il voto su Rousseau, definendo il quesito tendenzioso. Mentre Luigi Di Maio, che spera di venire confermato ministro, ha annunciato che voterà “convintamente 

“La motivazione addotta per il rinvio del voto su Rousseau era l’asserita esigenza di attendere lo scioglimento della riserva sulla composizione della coalizione che sosterrà il Governo Draghi nonché l’imprescindibile necessità di valutare il programma di tale governo. Oggi quel voto è stato indetto senza che nulla di certo si sappia né sull’accozzaglia di partiti che voteranno la fiducia, né su ciò che tale eterogenea maggioranza intende realizzare”. Il deputato M5S Pino Cabras ha pubblicato ieri sera su Facebook un post dal titolo ‘un voto al buio’ di critica alla consultazione prevista domani sulla piattaforma Rousseau, sulla partecipazione del M5S al governo Draghi. Oltre a Cabras, firmano altro dodici parlamentari pentastellati: Crucioli, Granato, Colletti, Lannutti, Angrisani, Abate, Maniero, Volpi, Giuliodori, Costanzo, Corrado, Vallascas. I tredici ritengono “che la votazione indetta” su Rousseau “sia tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione del M5s al Governo Draghi”.

“Chi saranno i ministri? Salvini, Boschi e qualche impresentabile di Forza Italia? Quali sono le fasce sociali che verranno sostenute maggiormente? I più deboli, i lavoratori o le banche e i detentori di rendite finanziarie? Nessun obiettivo sostanziale del governo Draghi -sottolineano i 13 malpancisti- è stato messo per iscritto né è stato anche semplicemente enunciato verbalmente. La motivazione del rinvio era dunque un mero pretesto per posticipare il voto ad un momento maggiormente propizio per condizionarne l’esito”.

Da parte sua, Luigi Di Maio fa lo gnorri. In una diretta fb alla vigilia del voto su Rousseau sulla partecipazione al governo Draghi, annucia: “Io voterò convintamente sì. Non esiste una maggioranza senza di noi. Semplicemente disimpegnarci dal governo vuol dire non dare una maggioranza e un governo a questo Paese”, ha spiegato. “Dobbiamo partecipare” al governo “per difendere quello che abbiamo ottenuto e spendere bene quello che abbiamo conquistato”, ha aggiunto riferendosi tra le altre cose al Recovery Fund. Ma le tranquillizzazioni non convincono. “Siamo una grande famiglia”, ha detto Di Maio recentemente. Una famiglia da “parenti serpenti”.

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