Il grande imciucio tra Pd e M5S alle amministrative: tutto finto per lo scopo

Dalle suppletive di Primavalle, a Roma, a quelle di Siena, dalle amministrative di Bologna a quelle di Torino, lo sbandierato «percorso comune» tra Pd e M5S nel nome dell’arrestata delle «destre» mostra tutte le sue debolezze e tutta la sua inconsistenza. A leggere la mappa dei più importanti appuntamenti elettorali in calendario per il 3 e il 4 ottobre, infatti, emerge come questo percorso sia costellato di dossi, buche, rattoppi al ribasso, neanche fosse una strada di Roma.

Non a caso a scattare la fotografia dello stato dei rapporti tra i rossogialli ci ha pensato il quotidiano romano Il Messaggero, con un articolo intitolato «Pd e M5S, patto (a metà) per le elezioni di ottobre». Così il viaggio in questo tentativo di alleanza, basato sul collante dell’opposizione al centrodestra, non può che partire da Roma, dove lo scontro per il Campidoglio pesa su tutto il livello nazionale. Il M5S con Virginia Raggi e il Pd con Roberto Gualtieri si trovano infatti l’uno contro l’altro, nella speranza di potersi ricongiungere al ballottaggio. Intanto, sono botte da orbi, che si aggiungono a quelle che si sono già dati in questi anni.

Meno “sanguinosa” la situazione a Torino e Milano, dove però lo schema è simile: primo turno separati con un occhio al ballottaggio, cercando di «non farsi troppo male», come scrive Il Messaggero, parlando di «desistenza mascherata».

Sempre nella Capitale, ma stavolta per le suppletive del collegio di Primavalle, invece, lo scontro non c’è perché il M5Ssi è ritrovato tra capo e collo la candidatura dell’ex ministro pentastellato Elisabetta Trenta, nel frattempo passata con Italia dei Valori. Così, in assenza di un suo candidato diretto, il M5S assiste in quello che era stato un suo collegio (si va alle suppletive dopo che la ormai ex deputata M5S Emanuela Del Re ha accettato la nomina a rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sahel) a una sfida che vede in campo, oltre a Trenta, il segretario cittadino del Pd Andrea Casu, l’ex magistrato Luca Palamara, e per il centrodestra l’ex presidente del Municipio XII, Pasquale Calzetta. Anche Repubblica ha analizzato la situazione delle suppletive romane, parlando di «resa silenziosa» dei grillini, giunta dopo «riunioni, mal di pancia, contorsioni. Persino un paio di casting».

Siena, dove com’è noto corre Enrico Letta, invece, l’alleanza è riuscita. Ma non è stata a costo zero: Letta, infatti, corre senza simboli compreso quello del Pd di cui è segretario. Si tratta, grosso modo, fa notare Il Messaggero, dello stesso meccanismo adottato per Napoli, dove Pd e M5S hanno trovato una convergenza sull’ex ministro “civico”, ma in quota Pd, Gaetano Manfredi. Anche a Bologna i pentastellati hanno ripiegato sul candidato Pd, Matteo Lepore, uscito vincitore dall’agguerrita battaglia intera delle primarie, mentre in Calabria, dove a rompere le uova nel paniere ci si è messo Luigi De Magistris, la scelta dei due partiti è caduta, nuovamente, su un civico: la direttrice del Centro regionale di neurogenetica, Amalia Bruni.

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