Il governo punta all’aumento delle pensioni minime: ecco il piano per il 2025

By Luca Sablone

Il governo conferma le priorità della prossima manovra economica: i pilastri principali saranno i sostegni economici alle famiglie in difficoltà, la conferma del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori e le pensioni. Mentre la strada per rinnovare gli aumenti in busta paga è ormai tracciata, ora si sta ragionando per definire un nuovo piano sugli assegni per chi è uscito dal mondo del lavoro. Stando a quanto riferito dall’Ansa, l’esecutivo sta lavorando a un intervento sulle pensioni minime per tentare di portarle oltre i 621 euro a partire dal 2025. A testimonianza degli obiettivi più importanti per la Legge di Bilancio di fine anno.

Innanzitutto il centrodestra vuole confermare l’intervento del 2023-24 che quest’anno le ha fatte arrivare a 614,77 euro: la misura è in scadenza e dunque deve essere confermata per evitare che si torni indietro con le cifre. Ma non è finita qui: si potrebbe fare un ulteriore passo in avanti, dando un ulteriore incremento in aggiunta alla rivalutazione rispetto all’inflazione (che dovrebbe essere dell’1%). Va ricordato che le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo Inps (598,61 euro) sono state già aumentate del 2,7% nel 2024. Pertanto un nuovo aumento sarebbe coerente con le priorità fissate dal governo.

Seguendo lo stesso schema applicato nella scorsa Finanziaria, ci sarebbe un aumento di poco più di 11 euro per gli assegni di chi riceve il trattamento minino. Nei fatti si potrebbe passare da 614,77 a 625,83 euro. Il che dovrebbe richiedere circa un miliardo di euro. Ovviamente la discussione è aperta e bisognerà decidere quale cifra sposare. Per dare un segnale con maggiore forza ai pensionati più poveri, l’assegno potrebbe salire anche a 630. Mentre Forza Italia nelle scorse settimane ha parlato di un piano da presentare al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per portare il valore delle minime a 650 euro al mese. Comunque, a prescindere dalla soglia, la riduzione degli importi dal prossimo anno è un’ipotesi che non viene presa in considerazione.

Restando in tema pensioni, dovrebbero trovare conferma le regole stabilite per le uscite dal lavoro a partire da quest’anno.

Il riferimento è alle misure Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 (ovvero con 62 ani di età e 41 di contributi) con il ricalcolo contributivo. Sempre sul fronte previdenziale, è al vaglio la possibilità di adottare un nuovo semestre di silenzio assenso per il conferimento del Tfr alla previdenza integrativa.

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