Il gnagnagna dei giudici dell’Anm sul caso Uss: “È all’armante”

L’Associazione nazionale magistrati frigna per l’azione intrapresa da Carlo Nordio nell’ambito del caso Artem Uss l’imprenditore russo con braccialetto elettronico evaso dagli arresti domiciliari a Milano. Ad aprile il ministro della Giustizia ha avviato un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano per “grave e inescusabile negligenza”. Una mossa che ha fatto scattare la reazione dell’Anm, che sta valutando la possibilità di convocare un’assemblea per affrontare la vicenda.

Stando a quanto appreso e riferito dall’Adnkronos, l’ipotesi è all’esame del comitato direttivo centrale e sul tavolo ci sono due opzioni: le date utili potrebbero essere l’11 o il 18 giugno. Viene spiegato che la necessità di prendere una decisione nasce dalla richiesta di tanti distretti secondo cui l’iniziativa disciplinare sarebbe “lesiva dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura”.

Nel suo intervento alla riunione del direttivo Giuseppe Santalucia, scrive l’Agi, ha affermato che l’iniziativa disciplinare del ministro della Giustizia contro i componenti del collegio della Corte di appello di Milano “è qualcosa che ci ha allarmato”. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati ha sottolineato che la magistratura italiana “non ha insofferenza” rispetto ai controlli disciplinari e che risulta essere “pienamente consapevole” dell’impronta costituzionale della responsabilità disciplinare.

Allo stesso tempo Santalucia ha aggiunto una considerazione personale che rappresenta una vera e propria sferzata rispetto a quanto deciso da Carlo Nordio: “Non si può però tacere che l’incolpazione mossa ai magistrati della Corte di appello di Milano, nei termini in cui è stata costruita, si pone deliberatamente e all’evidenza fuori dai confini in cui l’esercizio del potere ministeriale è costituzionalmente ammesso e richiesto”.

Per il presidente dell’Anm “è calato il silenzio e ci si è accontentati di scaricare ogni colpa sui magistrati”: ha rimarcato che nella indipendenza risiede la loro forza, che tuttavia rischia di trasformarsi in debolezza “quando la narrazione è nelle mani del potere e sfrutta anche il loro doveroso riserbo e la necessità che soprattutto loro rispettino tempi e modalità di azione degli organi disciplinari”.

L’impressione denunciata è che si faccia affidamento sul rapido succedersi delle notizie che da una parte “distrae l’opinione pubblica” e dall’altra finisce per consolidare “la superficiale sensazione che i colpevoli siano loro, i soliti magistrati“. Sulla questione si erano già mossi immediatamente con prese di posizione pubblica della Giunta nazionale e del segretario generale. In diversi hanno preso parte a una “nutrita e appassionata” assemblea della sezione di Milano: è stato fatto notare che in quella occasione molti sono intervenuti in difesa dei valori fondamentali della giurisdizione attraverso parole “ferme e sempre rispettose” delle attribuzioni del potere esecutivo.

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