Il generale Usa lancia la carica dei 101?: “Contro il blocco del grano ucraino possibile un nostro intervento militare”

La destabilizzazione dei mercatie il rafforzamento che potrebbero trarne i gruppi terroristici nel mondo sono le ragioni per le quali gli Usa potrebbero intervenire militarmente contro il blocco delle esportazioni di grano ucraino da parte della Russia. A parlare di questa eventualità è stato il generale americano Christopher Cavoli, comandante delle forze Usa in Europa e Africa e prossimo comandante delle forze Nato in Europa, intervenendo davanti alla Commissione Servizi armati del Senato Usa.

Cavoli, riporta il Washington Post, ha fatto riferimento a gruppi come l’Isis, al-Shabaab e Boko Haram, che potrebbero trarre in qualche modo vantaggio dalla situazione. Gruppi che, ha detto, si alimentano di «governance debole e insicurezza alimentare, corruzione e povertà». Il generale quindi ha lasciato intendere che, a un certo punto, i militari americani potrebbero essere coinvolti per garantire la ripresa delle esportazioni dall’Ucraina, ma non ha voluto dire se raccomanderebbe una simile strategia.

Il portavoce del Pentagono, John Kirby, però, ha escluso «piani per impiegare i militari Usa, o fonti o asset militari, per contribuire al movimento di grano fuori dall’Ucraina» e ha confermato colloqui tra l’Amministrazione Biden e i «partner internazionalie gli alleati su come affrontare al meglio la questione». Dunque, per ora, ha affermato Cavoli, «si tratterà di una combinazione dimodalità di trasporto che dovremo usare» per aggirare gli sforzi russi volti a impedire l’uscita del grano dall’Ucraina.

La Romania ha messo a disposizione il porto di Constanza per l’export di grano, ma Cavoli ha rimarcato come si tratti di solo 90mila tonnellate al giorno. Circa 22 milioni, ha sottolineato, restano in Ucraina. Anche la società ferroviaria tedesca Deutsche Bahn ha già avviato un’operazione che Cavoli ha chiamato «Berlin train lift», che farebbe passare le forniture di grano dell’Ucraina attraverso la Polonia e poi verso i porti tedeschi. Secondo Cavoli, «c’è ancora molto da fare».

Anche per quanto riguarda le armi, Cavoli ha riconosciuto che l’afflusso di armi occidentali in Ucraina comporta un rischio di contrabbando di armi da parte o a favore di gruppi che potrebbero a loro volta usarle ovunque contro gli interessi americani. Ed è, ha sottolineato, un «compito cruciale per noi stabilire dove va a finire tutto questo equipaggiamento», anche se – ha ammesso – è «complesso farlo ora», dal momento che gli Usa non hanno una presenza militare in Ucraina.

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