Il dubbio di molti automobilisti: ecco come fare lunghi viaggi con un’auto elettrica in autostrada

Oggi convivere con un’auto elettrica è possibile, e abbiamo visto che la situazione ideale è quella di chi può ricaricare a casa o con una colonnina vicino a casa. Con autonomie di 250/400 chilometri, gli spostamenti urbani e interurbani sono alla portata di questi utenti perché le ricariche o avvengono tramite rabbocchi, magari a lavoro o serali e che consentono di recuperare l’energia utilizzata durante il giorno, oppure tramite una o più soste a colonnine da 11 kW in corrente alternata, senza andare a scomodare necessariamente quelle in corrente continua.

Sappiamo però, ed è un dato di fatto, che l’infrastruttura di ricarica veloce in autostrada sta iniziando solamente ora a decollare. Negli anni passati era quasi impossibile trovare una colonnina rapida senza uscire dal casello, ma oggi la rete è cresciuta e i piani per il prossimo futuro prevedono un’espansione ancora più importante.

Free To X è forse il marchio più conosciuto perché è il primo che tutti abbiamo potuto vedere all’interno delle stazioni di servizio dove comunemente ci fermiamo per un caffè e per fare benzina. Ad essere onesti, in passato già altre colonnine erano comparse nelle aree di servizio, con progetti singoli portati avanti da marchi come Nissan e Tesla, ma la diffusione di massa è iniziata con il piano di Autostrade per l’Italia e ASPI con Free To X. Entro la fine del 2023 ci saranno colonnine in autostrada ogni 50 chilometri, oggi ce ne sono circa una trentina e abbracciano le tratte principali. Tra queste, le più servite sono la A1 Milano-Napoli e la A14 Bologna-Taranto, ma troviamo aree di servizio con colonnine anche sulla A4, A8, A9, A10, A11, A12, A13, A16 e A26. Le colonnine di Free To X sono in grado di gestire potenze importanti, adatte anche alle auto più evolute oggi in circolazione.

Per ricaricare sulla rete di Free To X si può utilizzare l’app JuicePass di Enel X di cui abbiamo parlato in questa guida, oppure scaricare evway, un’app che include anche un pratico filtro che cancella dalla mappa tutte le colonnine ad eccezione di quelle in autostrada. Si tratta di un’app molto comoda, ma ha lo svantaggio di non avere un piano di abbonamenti e quindi si paga a consumo: ricaricare sulla A1, ad esempio, costa 0,87€ al kWh alle colonnine più potenti da 300 kW di Free To X. Tra le altre app che permettono di ricaricare su Free To X ci sono Duferco, Neogy e BeCharge, mentre l’app di Free To X permette di vedere le colonnine… ma non di ricaricare. Tutti questi operatori, comunque, consentono anche di utilizzare la tessera/tag RFID così da attivare la ricarica anche in assenza dello smartphone.

La rete di Tesla, con i suoi Supercharger, è stata pensata per essere posizionata nelle immediate vicinanze dell’autostrada. Da Nord a Sud e da Est a Ovest, è possibile trovare un Supercharger quasi subito dopo il casello. Da un lato siamo costretti ad uscire dall’autostrada, ed è quindi conveniente dotarsi di un dispositivo di telepedaggio per evitare code noiose al casello, dall’altro quasi tutte le stazioni di ricarica hanno nelle vicinanze un bar o un hotel che vi metteranno a disposizione i servizi igienici e un caffè o qualcosa da mettere sotto ai denti durante la sosta rapida per la ricarica, che per le Tesla si aggira tra i 10 e i 30 minuti massimo a seconda del vostro itinerario.

Di Ionity , il progetto è supportato da diversi construttori e oggi la rete è diffusa a tal punto che si può viaggiare in tutta Europa con un’auto elettrica visto che le stazioni sono presenti in 23 Paesi e sono ognuna al massimo a 120 chilometri dalla successiva. Anche in questo casi si parla di ricarica rapida con colonnine che supportano fino ad un massimo di 350 kW. Essendo un consorzio a cui partecipano diversi produttori, la tessera dei vari brand offre diverse opzioni e abbonamenti che permettono di risparmiare se siete dei viaggiatori frequenti. Oltre alle stazioni in prossimità delle tratte autostradali, un po’ come Tesla, IONITY punta a degli “hub cittadini” da utilizzare per quella ricarica settimanale per chi non ha un garage. In questo caso si sfrutterebbe la velocità della corrente continua per fare il pieno di una settimana in 10/20 minuti a seconda della potenza di ricarica della propria vettura.

Tesla ancora una volta fa scuola: le auto del produttore americano sono state le prime ad avere una pianificazione di viaggio ancora oggi in grado di fare scuola a tutti gli altri. Con una Tesla basta inserire la destinazione e partire: sarà l’auto a dirci dove fermarci e quanto tempo ricaricare: zero calcoli. Se per qualsiasi motivo la vostra autonomia dovesse migliorare (ad esempio viaggiate più lenti del previsto) o peggiorare, il cervellone della Tesla calcolerà automaticamente la nuova sosta al Supercharger. Fino a qualche anno fa Tesla era l’unica ad offrire un servizio di questo tipo. Oggi molte auto elettriche hanno le colonnine integrate nel navigatore, e quelle più sofisticate offrono un calcolo dell’itinerario simile a quello di Tesla, anche se alcune devono ancora migliorare perché includono colonnine lente nel calcolo, quelle che in un viaggio lungo tendiamo a non voler utilizzare. Prima di acquistare l’auto elettrica, se avete in programma tanti viaggi autostradali, informatevi quindi su come funziona il pianificatore di percorsi e ricariche: averne uno che fa il lavoro al posto vostro evita un bel po’ di stress. Qualora non lo aveste, o qualora vogliate pianificare voi il percorso, applicazioni come ABRP (A Better Route Planner) sono ottime e fatte davvero bene.

Con ABRP (disponibile su smartphone ma anche su computer tramite sito web) potete fare di tutto: inserite l’auto (o la collegate in modo che l’app legga automaticamente il livello di carica della batteria), decidete quale percentuale di carica volete avere all’arrivo a destinazione e potete addiritture scegliere quali sono i vostri operatori preferiti per la ricarica. Inoltre potete inserire nel calcolo anche i consumi medi, per essere più precisi, e specificare il peso di persone o bagagli a bordo per avere un risultato che spacca il capello. La maggior parte delle volte, comunque, basta inserire la destinazione e vedere le soste suggerite. Perfetta per i nerd o utile anche se la vostra auto fa tutto da sola, perché risulta comoda quando volete organizzare una vacanza a più tappe per capire se la zona ha colonnine nei dintorni e quali sono i tempi di viaggio.

Il limite delle auto elettriche è che non tutte sono ideali per viaggiare: se è vero che possiamo attraversare la Penisola da Milano alla Sicilia con una Panda del 1990, pur se scomodi e a velocità non certo elevate, non è altrettanto facile farlo con una Dacia Spring o con un’auto elettrica fatta prevalentemente per la città. Valutate quindi quante volte vi troverete a fare più di 300 chilometri nel corso dell’anno. Se si tratta di un solo viaggio, magari di 400/500 chilometri, non ci saranno problemi nell’affrontarlo anche con un’elettrica da 200 chilometri di autonomia, basterà pianificare qualche sosta tattica per la ricarica approfittandone per scoprire nuove parti dell’Italia. Se, invece, i viaggi da 300/400 chilometri sono più frequenti, le alternative elettriche che vi consentono percorrenze simili a tempi paragonabili ad un’auto termica, con al massimo una sosta di qualche minuto nel mezzo, sono oggi le auto elettriche di categoria superiore, anche se nel 2023 ci saranno diverse novità che abbatteranno i prezzi offrendo autonomie di tutto rispetto. Infine, per chi percorre diverse centinaia di chilometri al giorno, l’auto elettrica potrebbe ancora non essere il mezzo ideale, sebbene in condizioni autostradali una Model 3 Long Range mi ha permesso di percorrere 1.500 chilometri in circa 17 ore in un viaggio dal Nord al Sud dell’Italia…

Pubblicato da edizioni24

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