Il Covid torna a far paura: 8.569 casi, 67 morti. Miocarditi? Colpa del testosterone

Covid, il virus è tornato ad alzare la testa. La quarta ondata è ormai conclamata nel cuore d’Europa. E sebbene in casa nostra le cose vadano decisamente meglio rispetto ad altri Paesi, i dati indicano comunque un progressivo rialzo dei contagi. E allora, stando al bollettino odierno di Protezione Civile e ministero della Salute: sono 8.569 i nuovi casi d’infezione da coronavirus in Italia oggi. Dove si registrano altri 67 morti. I tamponi effettuati sono 595.812 tamponi, con un indice di positività riscontrato all’1,43%.

E così, mentre i contagi aumentano. Si va alla rincorsa della fatidica immunità di gregge. Si dibatte sull’opportunità o meno di somministrare i vaccini anche i più piccoli, dopo che in alcuni Paesi, ultima la Germania, l’uso di Spikevax è stato limitato alle fasce d’età superiori ai 30 anni, torna a parlare Paul Burton, Chief Medical Officer di Moderna. Il quale, durante un briefing per la stampa convocato dall’azienda americana, prova a fare chiarezza sull’impatto dei vaccini con la pandemia in corso. Sulla loro efficacia e, soprattutto, sulle eventuali reazioni avverse.

E ammette: «Un piccolo incremento nei casi di miocarditi è stato visto» dopo la somministrazione del vaccino anti-Covid di Moderna, rispetto a quello di Pfizer/BioNTech, «nei maschi da 12 a 29 anni». Questa osservazione «riguarda il ciclo di vaccinazione primario e non la dose booster». L’aumento di miocarditi «non è stato osservato nelle femmine». E questo fa pensare che «il testosterone potrebbe essere un fattore che contribuisce a determinare questo raro effetto collaterale». In ogni caso, le miocarditi rilevate sono «tipicamente lievi e si auto-risolvono», ha chiarito Paul Burton, rincuorando i più perplessi.

Dunque, nell’analisi dei fattori che potrebbero nascondersi dietro a questo eccesso di miocarditi riscontrato in misura maggiore nei maschi 12-29enni, Burton ha definito «importante» l’ipotesi di un ruolo del testosterone, di un’infiammazione associata a questo ormone maschile. Ma perché, allora, inciderebbe di più con Moderna rispetto a Pfizer, pur essendo entrambi vaccini a mRna? E perché questa problematica tocca il ciclo primario del vaccino Moderna e non il richiamo? Il fenomeno, ha osservato l’esperto, potrebbe essere legato alla maggior quantità di Rna presente nel prodotto Moderna. E quindi anche a livelli più alti di proteina Spike.

Il Cmo ha inoltre fatto notare che la vaccinazione primaria con Spikevax avviene con 2 dosi da 100 microgrammi l’una. Mentre il booster prevede l’uso di una mezza dose (50 microgrammi). Aspetto che potrebbe essere rilevante rispetto al fatto che non è stato riscontrato alcun caso di miocardite in chi ha ricevuto la terza dose. Del resto, aggiunge il manager estendo a una platea vasta e varia il discorso, «il vaccino anti-Covid di Moderna è stato usato in più di 155 milioni di persone nel mondo. Dimostrando un’eccezionale efficacia e durata dell’effetto protettivo. E in diverse popolazioni, e contro differenti varianti del coronavirus Sars-Cov-2», ha sottolineato l’esperto.

Che poi ha illustrato dati dal mondo reale raccolti da più Paesi, che indicherebbero per il vaccino di Moderna un’efficacia anche superiore rispetto a quella che si ottiene con il vaccino di Pfizer/BioNTech. Quindi in conclusione, ha anche aggiunto Burton: «Data l’efficacia del vaccino». Che, a detta dell’Istituto norvegese di sanità pubblica, «sembra fornire una protezione in qualche modo maggiore rispetto a Comirnaty contro forme lievi e gravi di Covidcausate dalla variante Delta», Moderna «ritiene che il rapporto tra benefici e rischi sia molto positivo».

Pubblicato da edizioni24

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