Il Covid è amico della sinistra, alla Festa dell’Unità di Bologna entri senza Green pass. L’ira di Giorgia Meloni: assurdo, discriminazione doppia

Non Green pass no party. In compenso puoi entrare alla Festa dell’Unità di Bologna anche senza il lasciapassare sanitario che dovrebbe garantire la sicurezza di uno spazio Covid free. Insomma, per dirla con le parole di Giorgia Meloni: «Una discriminazione nella discriminazione»… Ma andiamo con ordine. A partire dall’epilogo: dopo tanto dibattere e decretare, la kermesse del Partito democratico è salva. Del resto, non è a questo che si mirava già nelle scorse settimane, discutendo dell’eliminazione dell’obbligo di esibire la carta verde nelle fiere e nelle sagre che non hanno varchi presidiabili? Insomma, siamo in presenza di uno stratagemma furbetto o di un rimedio forzato? Ah saperlo… Fatto sta che già con la soluzione individuata alla fine per sagre e fiere, a tutti  è sembrato più che chiaro che, comunque vada, non ci sarà bisogno di documenti per varcare la soglia della festa dem allestita negli spazi del parco pubblico bolognese. E così è andata…

Peccato però che, una volta dentro, bastano pochi passi per incontrare i primi problemi e inciampare nei primi dubbi rimasti a galla (e tra gli spazi del parco bolognese) dove, ad ogni ristorante o barettino, si ripropone il dilemma sul ricorso o meno alla certificazione green. Non a caso, sviscerando la vexata quaestio, proprio oggi anche Libero tra gli altri, scrive: «Servirà però un supplemento di spiegazioni sull’interpretazione delle norme sugli spazi interni, visto che la grande festa di Bologna è munita di tavoli dei ristoranti». Ma anche di molti spazi all’aperto e distanziati, per cui «pare difficile sostenere la richiesta della carta verde per chi mangia en plein air»… Insomma, un gran pasticcio.

Diverso il discorso degli obblighi sanitari da ottemperare nei dibattiti: anche se, anche in questo caso, le norme non forniscono ancora sufficiente chiarezza. E allora? Allora nel frattempo semaforo verde anche senza green pass alla rossa fiera delle vanità dem che, proprio perché trattasi della kermesse politica del terzo partito di governo, può contare su un trattamento riservato e ad hoc.Almeno fino a nuovo contrordine o errata corrige. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che ogni regola ha la sua eccezione. Che ancora non c’è completa chiarezza sulle norme che disciplinano ingressi e divieti. E così via discorrendo.

Resta il fatto che, sicuramente, nella selezione dei luoghi accessibili solo green pass si è proceduto in maniera dispari. E che, i dem si sono accuratamente accertati che la loro variante festa dell’unità non inficiasse lo svolgersi e il frequentare il parco bolognese. Insomma, come ha opportunamente sottolineato Giorgia Meloni sulla sua pagina Facebook, siamo di fronte a «una discriminazione nella discriminazione: perché in un parco divertimento non si potrebbe accedere senza Green Pass come negli spazi aperti di una fiera? Non sono attività che si svolgono all’aperto anche quelle? O forse le cose vanno bene finché al Pd è concesso svolgere in tutta normalità le feste dell’Unità?». Una falla nel piano o un privilegio acquisito di default, con buona pace dei gestori dei parchi all’aperto e colleghi? Ai posteri l’ardua sentenza. Al Pd l’onere di una spiegazione esauriente.

Pubblicato da edizioni24

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