Si è chiuso nel fortino, Emmanuel Macron. E alla fine non ha resistito all’assedio di Marine Le Pen. Il voto per le europee si traduce in un tracollo di Renaissance, il partito del presidente, e in un trionfo del Rassemblement national e della destra. Risultato: Macron è costretto in fretta e furia a sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni politiche, doppio turno 30 giugno e 7 luglio, Alla luce del plebiscito per la Le Pen, tutto lascia supporre che tra meno di un mese la Francia svolterà a destra anche sul piano interno, lanciando un ulteriore dirompente messaggio a Strasburgo e Bruxelles.
Su X, l’ex Twitter, è il giornalista Mediaset Leonardo Panetta a condividere l’immagine simbolo della debacle di Macron. “In marrone dove ha vinto la Le Pen”, spiega Panetta illustrando la mappa, praticamente di un unico colore. “Macron in bianco, praticamente Parigi e dintorni”. La Capitale come un grande salotto “radical chic” dove asserragliarsi.
La Le Pen e il suo capolista Jordan Bardella hanno ottenuto infatti il 31,57% dei voti, il doppio della Renaissance del presidente Macron con la candidata Valérie Hayer (14,57%) e del piccolo movimento Place Publique, di Raphaël Glucksmann, sostenuto dai socialisti (13,78%), mentre la sinistra di Insoumis si è fermata al 9,74%. I partiti europeisti (LR, Renaissance, EELV, PS-Place publique) rappresentano quindi una minoranza di elettori (41,5%), per la prima volta dal 1979, anno delle prime elezioni europee a suffragio universale diretto.
Macron, peraltro invitato a farlo dal duo Le Pen-Bardella, ha immediatamente tratto le conclusioni e convocato delle elezioni politiche anticipate al 30 giugno (con ballottaggio al 7 luglio) che lo trasformeranno verosimilmente in un’anatra zoppa, costringendolo a una difficile convivenza con Marine; una decisione criticata dalla sinistra, secondo la quale l’Eliseo ha agito con eccessiva fretta. Una vittoria di Le Pen alle politiche rischia infatti di complicare anche i negoziati per la formazione di una nuova Commissione: sarebbe difficile infatti tenere fuori le leader di Francia e Italia, Paesi fondatori creando una frattura fra Commissione e Consiglio europeo. Ma allo stesso tempo i socialisti (senza i quali non è possibile alcuna maggioranza a Starsburgo) hanno ribadito il loro no a qualsiasi collaboarazione con la destra euroscettica e sovranista; i giochi si apriranno quindi con la proposta di una riedizione della “coalizione Ursula“, vale a dire Ppe, socialisti e quei liberali il cui principale pilastro era proprio il partito di Macron.