“La facciata non ha retto”. I supporter di Conte si dilequano. Si sono resi conto della realtà. E nel Pd chi appoggiava a spada tratta l’ex premier ora fa dietrofront

La rete di Giuseppe Conte non esiste più. Si è sfaldata, liquefatta, disarticolata. A chi conviene infatti avere rapporti stretti con un leader dimezzato, che ha subìto una scissione importante e che sta con un piede fuori e uno dentro il governo? Restano al fianco dell’ex premier solo pochi fedelissimi, come l’ex portavoce Rocco Casalino e l’avvocato Guido Alpa.

E poi? A stilare una lista di contiani ed ex contiani è Salvatore Dama su Libero.  C’è Giuseppe Busia, segretario generale di Palazzo Chigi ai tempi del Conte I, che è capo dell’Anticorruzione. E ancora l’ex direttore generale del Dis Gennaro Vecchione. Mentre Domenico Arcuri, un tempo potentissimo esponente della rete contiana, ha dovuto lasciare ieri Invitalia.

“Oltretevere – scrive Libero – invece, c’è ancora chi gli vuole bene. Il leader del M5s gode del favore del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano. Ai tempi è stato anche allievo del porporato. I due hanno un rapporto di frequentazione molto consolidato. Altri estimatori dell’ex premier sono il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, il segretario generale, monsignor Stefano Russo, il direttore de La Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, grato a Giuseppe per essersi liberato di Matteo Salvini nel passaggio dai gialloverdi ai giallorossi”.

Nel Pd, infine, i contiani come Goffredo Bettini, Massimo D’Alema e Nicola Zingarettiappaiono molto meno affezionati al leader Cinquestelle da quando Giuseppi ha stabilito di fare guerra a Mario Draghi con l’ausilio di Travaglio e del Fatto. Del resto anche l’alleanza col Pd, logorata dai risultati elettorali poco lusinghieri, appare assai sfilacciata. Soprattutto dopo che Enrico Letta ha messo i puntini sulle “i” alla direzione del partito. “Se scegliete l’appoggio esterno – ha chiaramente detto ai pentastellati – finisce la legislatura”. E dopo, ognuno per la sua strada. Ma c’è anche da ricordare che la strategia del campo largo teorizzata da Goffredo Bettini e fatta propria da Letta non ha dato i risultati sperati. Ce n’è abbastanza, dunque, per fare in modo che i rapporti tra Conte e il Pd appaiono sempre più freddi e improntati a una cordialità di facciata.

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