By Orlando Sacchelli
Il portavoce militare dei ribelli Houthi, Yahya Saree, rende noto che il gruppo ha attaccato alcune navi da guerra degli Stati Uniti. Nello specifico si tratterebbe della portaerei Uss Abraham Lincoln, nel Mar Arabico, e due cacciatorpedinieri nel Mar Rosso. L’attacco sarebbe avvenuto con missili e droni. Saree ha inoltre aggiunto che questi attacchi non cesseranno finché andranno avanti le guerre sostenute dagli Usa contro Gaza e il Libano.
In giornata una imbarcazione in navigazione a 70 miglia a sud-ovest di Hodeidah (Yemen) ha segnalato diverse esplosioni nelle proprie vicinanze, come reso noto dalla United Kingdom Maritime Trade Operations (UKMTO). Lo scafo non ha subito danni e l’equipaggio è al sicuro. Non è chiaro se si sia trattato di un attacco degli Houthi. Spesso, tra l’altro, possono passare diverse ore o giorni prima che i ribelli rivendichino i loro attacchi.
Il Pentagono: “Ci saranno conseguenze”
Dopo qualche ora il Pentagono ha confermato che gli Houthi dello Yemen hanno colpito due cacciatorpediniere statunitensi con droni e missili mentre attraversavano lo stretto di Bab al-Mandab, nel Mar Rosso, ma le navi da guerra hanno respinto gli attacchi. Le navi “sono state attaccate da almeno otto sistemi aerei d’attacco unidirezionali senza equipaggio, cinque missili balistici antinave e tre missili da crociera antinave, che sono stati respinti con successo”, ha riferito ai giornalisti il portavoce del Pentagono, il maggiore generale Pat Ryder. “Ci saranno conseguenze per questo attacco sconsiderato”, ha assicurato Ryder.
Chi sono gli Houthi
Gruppo armato dello Yemen, in prevalenza sciita zaydita, è nato agli inizi degli anni Novanta, ma è con gli inizi del nuovo millennio che è diventato molto attivo in funzione antigovernativa. Controllano la capitale San’a’, lo Yemen nord occidentale e le coste del Mar Rosso. Nel loro Paese, ma anche in altre piazze arabe, sono visti come protagonisti di un orgoglioso riscatto contro Israele, gli Stati Uniti e tutto l’Occidente.
La prima ribellione degli Houthi contro il governo avvenne nel 2004, ma fu repressa con la forza. In concomitanza con le primavere arabe del 2011 le proteste di piazza crearono un vuoto di potere e, dopo alcuni mesi di durissime proteste, il presidente Ali Abdullah Saleh (al potere dal 1990) fu costretto a lasciare. Gli Houthi colsero la palla al balzo per organizzare una vasta mobilitazione contro il governo, dietro il nome Ansar Allah (difensori di Dio). Raggiunta la capitale Sanaa, assunsero poi il controllo di tutta la parte nord-ovest del paese obbligando il presidente, Abd Rabbo Mansour Hadi, a rigugiarsi a Sud, nella città di Aden.
Nella dura guerra civile che è nata il governo è stato aiutato da una coalizione di paesi guidati dall’Arabia Saudita, tutti fermamente decisi a togliere di mezzo gli Houthi. Nel 2022, dopo otto lunghi anni di guerra, un faticoso cessate il fuoco ha fotografato lo stato delle cose, ossia il controllo da parte degli Houthi della capitale e di una porzione importante del Paese.