I presepi, San Gregorio Armeno, Napoli: dal 1340 ad oggi, una tradizione sempre in evoluzione, un patrimonio inestimabile

Pensare a San Gregorio Armeno, un quartiere del centro storico di Napoli in cui esistono moltissime botteghe artigiane dedite all’arte del presepe, significa entrare in un’atmosfera natalizia, in cui sembra quasi di avvertire il profumo degli struffoli col miele, dei mostaccioli o dei raffiuoli. A San Gregorio Armeno le statuine del presepe vengono realizzate tutto l’anno, anche se è tra novembre e gennaio che il quartiere diventa una grande mostra diffusa di questa arte.

È storia nota che il presepe sia stato inventato da san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, nel XIII secolo. Ma è altrettanto noto che i napoletani seppero nel tempo perfezionare e arricchire quest’arte, modificandola secondo una tradizione che è stata costruita nei secoli. Se qualcuno si è mai chiesto come mai il paesaggio della natività abbia poca attinenza con quella che poteva essere la Palestina nell’anno 0, è proprio per via di questa tradizione: il presepe ritrae infatti l’Italia, o meglio la zona costiera del Napoletano.

Secondo l’associazione presepiale Città di Maiori, il primo presepe napoletano fu realizzato dai francescani nel 1340. Si trattava di una semplice natività, con statue in legno a grandezza naturale, poste di fronte a un pannello dipinto. Nel XVI secolo però iniziarono ad apparire via via gli altri personaggi, come il bue e l’asinello – che non compaiono infatti nei vangeli – e i pastori, che fondamentalmente avevano le sembianze di popolani partenopei ed erano stati realizzati in statuette piccole, per essere inserite in teche apposite. Il tutto fu perfezionato nel XVIII secolo ed è questo lo stile che il presepe napoletano ha restituito alla contemporaneità.

Il personaggio più noto, oltre a naturalmente i tre protagonisti – Gesù bambino, la Madonna e san Giuseppe – è un pastore dormiente chiamato Benino. Benino rappresenta l’attesa del Natale e, secondo una leggenda, il presepe sarebbe il frutto di un suo sogno e, se si dovesse risvegliare, il micromondo presepiale smetterebbe di esistere.

Ogni personaggio tuttavia è la rappresentazione di qualcosa: si va dal cacciatore che simboleggia la morte, il pescatore che invece rappresenta la vita, mentre la lavandaia lava teli immacolati a rimarcare il candore della Madonna. I bottegai invece incarnano i 12 mesi dell’anno, ma non mancano neppure personaggi più caratterizzati. C’è la zingara, che è una prefigurazione della fuga in Egitto per sfuggire alla strage degli innocenti messa in opera da Erode Antipa, Ciccibacco che è un po’ il connubio tra sacro e profano, Zi’ Vicienzo e Zi’ Pascal, ebbri di vino, che simboleggiano il carnevale.

Superata la zona di San Biagio dei Librai – tra l’altro molto suggestiva e ricca di chicche letterarie, come pubblicazioni antiquarie o fuori catalogo da decenni – si entra nella zona di San Gregorio Armeno, venendo metaforicamente investiti dalla magia del Natale.

San Gregorio Armeno è infatti punteggiato di botteghe artigiane in cui vengono realizzati con tecniche antiche i pastori più disparati e con diversi stili di volta in volta. Non solo: ogni anno, il presepe napoletano si arricchisce di personaggi d’attualità, come politici, sportivi, intellettuali. Ma dagli anni ’80 non manca ad esempio il personaggio di Diego Armando Maradona, venerato tra l’altro come un santo in una folkloristica teca che si trova proprio nei pressi delle botteghe artigiane.

Pubblicato da edizioni24

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