I pm chiedono 6 anni e in caso di condanna Salvini va in carcere. “Follia, io non mollo”

By Stefano Zurlo

Fece di testa sua. E andò oltre la linea del governo Conte calpestando i diritti dei migranti. Per questo Matteo Salvini dev’essere condannato. La procura di Palermo presenta il conto all’ex titolare del Viminale, alla sbarra per la vicenda della nave Open Arms. Ed è un conto pesantissimo: 6 anni per sequestro di persona e rifiuto degli atti d’ufficio.

La requisitoria è una maratona interminabile con tre pm che si alternano al microfono dalle dieci del mattino al pomeriggio inoltrato. E da subito si capisce che aria tira: «In questo processo – afferma il pm Gery Ferrara – affrontiamo il tema dei diritti dell’uomo, la vita, la salute, la libertà che prevalgono sul diritto a difendere i confini». Ecco, Salvini invece avrebbe schiacciato i diritti dei migranti, di quei 147 profughi, protagonisti dell’odissea della Open Arms fra il 1 e il 20 agosto 2019. «Non ci può essere – prosegue Ferrara – subordinazione del rispetto dei diritti umani alla ridistribuzione dei migranti. Prima si fanno scendere e poi si redistribuiscono: altrimenti si rischia di fare politica su gente che sta soffrendo». «I diritti dell’uomo – sottolinea il procuratore aggiunto Marzia Sabella – vengono prima della difesa dei confini». E invece Salvini tenne duro quasi tre settimane, finché il 20 agosto fu la procura di Agrigento a chiudere la partita e a far sbarcare chi era ancora a bordo. Sabella, Ferrara, Giorgia Righi descrivono il dramma della Open Arms e di chi era a bordo: due soli bagni per 147 profughi, malattie, prostrazione, gente che si buttava in mare, i minori in quella durissima promiscuità per giorni e giorni. «I minori – insiste Sabella – sono vittime altamente vulnerabili, non migranti non identificati. Dovevano essere accolti immediatamente, non c’erano scusanti di sorta per ritardare il Pos».

Salvini avrebbe avuto il dovere di far sbarcare i migranti, che in realtà almeno in parte lasciarono alla spicciolata l’imbarcazione, ma Il ministro si ostinò a non concedere il place of safety, insomma il porto sicuro, a terra. «E invece almeno dal 14 agosto – conclude Sabella – il ministro avrebbe dovuto dare l’ok allo sbarco».

Dunque, 6 anni di carcere, secondo la procura. E se la richiesta dovesse essere accolta e poi confermata nei gradi successivi di giudizio, il ministro andrebbe in cella. Fatto senza precedenti, mentre lui ripete: «Rifarei tutto quello che ho fatto». E nel video: «Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo». Giulia Bongiorno, il suo avvocato, in una delle pause dipinge un quadro diverso: «A prescindere dalle anomalie della navigazione, dal fatto che c’erano rischi che fossero a bordo terroristi, sono state prese tutte le misure per garantire la tutela e la protezione dei migranti». Chi stava male veniva visitato dal medico di bordo e accompagnato a terra. «E poi – attacca ancora Bongiorno – la premessa dei pm è un po’ contraddittoria: dicono che non attaccano il governo, poi però aggiungono che il decreto sicurezza bis è in contrasto con la Costituzione e ritengono inaccettabile la filosofia di Salvini: prima si redistribuisce, poi si sbarca».

Il duello riprende: «I ministri Trenta e Toninelli e il premier Conte – è la sciabolata finale di Sabella – nell’agosto 2019 ritennero di intervenire». E presero le distanze da Salvini. «Essere alleati non significa essere correi». In realtà in quelle ore il governo stava franando. Poi arriva la richiesta choc a sei anni.

«Se non si cede a teoremi – replica ancora Bongiorno – si vedrà che in tutto il processo è stata attestata la correttezza di Salvini». Il 18 ottobre la parola passerà a lei. E quel giorno la Lega lancerà manifestazioni in difesa del segretario, oggi vicepremier. Poi entro la fine dell’anno arriverà la sentenza.

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