“I guardiani delle brigate del sangue” attaccano le basi Usa a Erbil, Gaetano Daniele: “caduti contactor civili, basta vittime innocenti. Date quell’ordine e mettete fine a questo scempio. “No Business””

By Gaetano Daniele (già Supp. Gen. Isp Rfc, 78°, 9°, 2°)

La sitiazuone dal 2003/4/ “odissea” fino all’operazione “sarissa” a tutto oggi presente negli scenari di guerra sembrava cambiata. Forse in meglio. Ma ci rendiamo conto che bisigna fare ancora tanto. Il fardello del comando, a volte, può andare alla testa. Il business forse, per qualcuno continua a rappresentare una priorità, e a pagarne le conseguenze sono popolazioni già allo stremo. Per non parlare di uomini che in quei paesi cercano di ristabilire ordine e democrazia (portando pace).

La milizia filoiraniana Saray Awliya al-Dam, “I guardiani delle brigate del sangue”. hanno infatti rivendicato il lancio di razzi tra la zona dell’aeroporto e la base della forze della Coalizione internazionale a guida Usa a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Nell’attacco è morto un contractor la cui nazionalità non è stata ancora resa nota, e sono rimasti feriti altri cinque contractor civili e un soldato americano.

Secondo la Cnn, quattro dei cinque civili feriti sono di nazionalità statunitense. Nella rivendicazione, da indiscrezioni in nostro possesso, afferma di aver lanciato 24 missili «contro l’occupazione americana». «L’occupazione Usa non sarà al sicuro dai nostri attacchi da nessuna parte, nemmeno in Kurdistan», si legge nella nota.

Antony John Blinken, segretario di Stato sotto l’amministrazione Biden, ha affermato che gli Stati Uniti sono «indignati, i responsabili ne risponderanno» dopo l’attacco missilistico nella regione del Kurdistan iracheno. Blinken ha inoltre aggiunto di aver contattato il primo ministro del governo regionale del Kurdistan per discutere dell’incidente e impegnarsi a sostenere tutte le azioni.

«Ho parlato con Blinken del vile attacco a Erbil. Abbiamo deciso di coordinarci da vicino nelle indagini per identificare i responsabili» ha affermato il primo ministro del Kurdistan iracheno Masrour Barzani, condannando «con la massima fermezza» gli attacchi missilistici su Erbil. «Esorto tutti i curdi a mantenere la calma», ha concluso.

L’attacco di ieri è stato il primo in quasi due mesi contro  installazioni militari o diplomatiche occidentali in Iraq, dopo una serie di incidenti simili. Due fonti dell’intelligence hanno confermato all’Afp che l’attacco è stato effettuato dall’interno della regione autonoma curda. Il colonnello Wayne Marotto ha confermato all’Afp che l’appaltatore morto non era iracheno, ma non ha potuto fornire dettagli immediati sulla nazionalità della vittima. Delovan Jalal, capo del dipartimento della Salute di Erbil, ha detto che almeno cinque civili sono stati feriti e uno era in condizioni critiche.

Il ministero degli Interni della regione del Kurdistan ha confermato che «diversi razzi» hanno colpito la città e ha detto che le agenzie di sicurezza hanno avviato «un’indagine dettagliata», esortando i civili a rimanere a casa fino a nuovo avviso. Dopo l’attacco, forze di sicurezza sono state dispiegate intorno all’aeroporto e alla periferia della città è stato udito rumore di elicotteri.

Da quando l’Iraq ha dichiarato la vittoria contro l’Isis alla fine del 2017, la coalizione è stata ridotta a meno di 3.500 soldati in totale, 2.500 dei quali americani. La maggior parte è concentrata nel complesso militare dell’aeroporto di Erbil. Dalla fine del 2019 i siti militari e diplomatici occidentali sono stati presi di mira da decine di razzi e autobombe che hanno provocato la morte di personale sia straniero che iracheno.

Erbil è stata presa di mira molto raramente, sebbene le forze iraniane abbiano attaccato l’ aeroporto nel gennaio 2020, pochi giorni dopo l’uccisione del generale Qasem Soleimani all’aeroporto di Baghdad. L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva minacciato che l’uccisione di un cittadino americano in un simile attacco missilistico avrebbe provocato una campagna di bombardamenti di massa in Iraq.

Ancora morti e ancora feriti. Il nemico non è invisibile, dispone di poco: botte a muro, qualche fucile acquistato con i soldi dei riscatti, da chi? E di qualche missile di dubbia provenienza. Noi diciamo basta al business, da qualsiasi parte esso arrivi e di ridurre i guardini del sangue in guardiani del faro, dietro le sbarre, affinché non possano più provocare stragi di innocenti, ma soprattutto di non creare falsi miti in zone dove cedere al terrorismo non è difficile. Date quell’ordine. E come disse il Marine a Capitan Nessuno in operazione Sarissa: “Not afraid, Capt, Everything’s gonna be OK”.

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