Gran Bretagna, la premier Truss si dimette: “Non posso proseguire il mio mandato”. Il Labour: “Si voti”

Tanto tuonò che piovve. Il primo ministro britannico Liz Truss ha rassegnato le dimissioni, annunciandole personalmente – come da tradizione – dal numero 10 di Downing Street. Il suo è il mandato più breve di sempre: poco più di un mese, e tuttavia sufficiente a farla ricordare come l’ultimo governante che ha stretto la mano alla regina Elisabetta. La Truss è infatti entrata in fibrillazione non appena succeduta a Boris Johnson alla guida del governo conservatore. Il suo progetto di riduzione delle tasse si è scontrato con la diffidenza dei mercati e di parte del partito tory.

È la stessa Truss a sottolinearlo nel momento in cui ha ricordato di essere entrata in carica «in un momento di grande instabilitàeconomica e internazionale» con «famiglie e aziende preoccupate su come pagare le bollette». «Sono stata eletta – ha aggiunto – con il mandato per cambiare questo status». Ma la realtà si è mostrata più ostica di quanto avesse previsto. Ragion per cui ha dovuto riconoscere di «non poter portare avanti il mandato elettorale» e di aver già comunicato a re Carlol’intenzione di rassegnare le sue dimissioni. Che accadrà ora? Truss resta primo ministro fino a quando il partito conservatore non avrà individuato la nuova leadership, percorso che si dovrebbe «completare entro la prossima settimana».

In tal senso, Truss ha già concordato il calendario conGraham Brady, presidente del comitato dei parlamentari. Ma si tratta di uno scenario contestato dalle opposizioni. Tanto i laburisti quanto i Liberal-democraticiritengono infatti percorribile solo la strada di nuove elezioni. Kerir Stramer, leader del Labour partylo ha detto chiaramente: «Dopo le dimissioni di Liz Truss restano solo le urne. Le elezioni servono ora».  Nel frattempo, i bookmakeringlesi si sono già scatenati nell’offrire le quote dei possibili successori di Truss al 10 di Downing Street. Secondo Betfair, sarà il prossimo premier l’ex-cancelliere Rishi Sunak (dato 11/10), già rivale della dimissionaria nel dopo-Johnson.

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