Gola, spionaggio e sete di potere. Ecco cosa si cela dietro la guerra interna ai Servizi Segreti

La legge, i regolamenti e la prassi parlamentare richiedono che alla presidenza del Copasir sieda un rappresentante dell’opposizione, mentre dopo due mesi dall’insediamento del nuovo Esecutivo l’organo di controllo e garanzia dei Servizi di informazione e sicurezza continua ad essere presieduto da un esponente della maggioranza parlamentare. Inizia così la lettera-appello che più di 40 tra professori di diritto costituzionale e politologi hanno redatto e inviato ai vertici di Camera e Senato per chiedere che, nel rispetto della legge, la presidenza del Copasir venga affidata a un esponente dell’opposizione e, dunque, a Fratelli d’Italia. Al momento quella carica è detenuta dall’onorevole Raffaele Volpi, ex sottosegretario alla difesa nel governo Conte I.

Il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) è un organo bicamerale formato da 5 senatori e 5 deputati scelti in maniera da garantire la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni. Il compito del Copasir è verificare che il Sistema di informazione per la sicurezza (i servizi segreti) svolgano il loro lavoro nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell’interesse esclusivo della Repubblica. “Il Copasir è un organismo che acquisisce informazioni riservate prima ancora che arrivino Parlamento – dice a ilGiornale.it il prof. Alessandro Campi, ordinario di Scienza Politica presso l’università di Perugia, tra i firmatari della lettera appello. “C’è una catena informativa delicatissima che dai servizi riporta al Copasir e poi al Parlamento – continua il prof. Campi -. Perciò la presidenza non può diventare oggetto di contesa politica”. Quella per l’attribuzione della poltrona della presidenza del Copasir a Fratelli d’Italia non è una disputa politica. “Non si tratta di stare dalla parte di Salvini o della Meloni, che appartengono ancora allo stesso schieramento, non è una guerra destra sinistra è una questione di legalità costituzionale e di regole del gioco. Io ho firmato la lettera ma anche tanti altri costituzionalisti, che non hanno firmato, non possono che essere d’accordo con noi”.

La presidenza del Copasir è molto ambita, nella coda del Conte II proprio su quella poltrona ci fu parecchia fibrillazione tra l’ex premier Conte e Matteo Renzi. “È in assoluto tra tutte le commissioni parlamentari quella che ha un potere specifico maggiore – dice a ilGiornale.it il prof. Luigi Di Gregorio docente in Scienze politiche presso l’Università della Tuscia -. È una commissione che i partiti reputano strategica”.

“Occorre ribadire che eleggi vanno rispettate da tutti, non solo dai cittadini comuni ma anche dai parlamentari nell’esercizio delle loro funzioni”, dice a ilGiornale.it Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale e firmatario della lettera. “La legge sul Copasir ha previsto che la presidenza vada all’opposizione perché si tratta di una commissione di garanzia – continua il prof. Baldassarre -. La logica è che per tutte le Commissioni che svolgono una funzione di garanzia della democrazia ci debba essere un presidente che viene dall’opposizione proprio per impedire che il potere della maggioranza diventi dittatoriale. Se la maggioranza controlla se stessa in realtà non c’è alcun controllo. Per questo almeno il presidente deve essere di opposizione”.

Il messaggio che arriva da queste incertezze non è affatto edificante per la nostra democrazia. “È un messaggio non consono con i principi democratici”, aggiunge il prof. Baldassarre. “Assegnare la presidenza di quella commissione all’opposizione evita che un governo che ha già la maggioranza, e quindi più poteri rispetto all’opposizione, possa approfittare anche delle informazioni riservate che quella commissione tratta – continua il prof. Di Gregorio -. È quasi in ottica di bilanciamento dei poteri. Tra l’altro il potere di questa maggioranza è enorme, ha dentro quasi tutti i partiti. Una ragione in più per darla a Fratelli d’Italia”.

La legge attribuisce ai presidenti delle due Camere la responsabilità di verificare che lo svolgimento delle funzioni parlamentari avvenga a norma di legge e nel rispetto della Costituzione. “Sono loro che devono agire in qualche modo – sottolinea il presidente emerito della Corte Costituzionale -. Il Presidente della Repubblica in questi casi può solo esercitare moral suasion, come dice di aver fatto. Cioè può spendere la propria autorevolezza per convincere i presidenti delle Camere a trovare una soluzione. I presidenti delle due Camere sono i garanti della legalità all’interno delle Camere. Non possono passare la palla ai partiti”.

Perché i presidenti delle Camere non hanno ancora deciso? “Ovviamente in corso c’è una trattativa politicamolto forte su quella commissione – continua il prof. Luigi Di Gregorio -. Tutti i partiti i maggioranza hanno le idee poco chiare, immagino ci sia uno stallo politico che tira dentro i presidenti delle Camere. È una decisione che deve comunque mantenere un equilibrio politico in parlamento”. La poltrona del Copasir potrebbe essere al centro di una disputa politica interna al centro destra  perché i due partiti coinvolti sono Lega e Fratelli d’Italia. “Spero che sia aperta una disputa negozialein cui la Lega prima di mollare il posto pretenda di trattare qualcosa, forse le candidature alle prossime elezioni amministrative, non mi scandalizzerei – dice il prof. Campi -. Voglio sperare che sia questo, viceversa, se non ci fosse alcuna disputa negoziale e fosse solo un’impuntatura politica, saremmo davanti a un atto di prepotenzapolitica. E andrebbe anche a danno dalla Lega”.

“La delicatezza delle materie che il Copasir tratta, per altro in questa fase storica particolarmente complessa, chiede massima attenzione – aggiunge ancora il prof. Campi -. L’Italia è stata da poco coinvolta in una vicenda di spionaggio internazionale, l’emergenza pandemica ha riattivato i servizi segreti di tutti i paesi. È una situazione in cui non si può scherzare con le istituzioni di garanzia e tanto meno con il Copasir”. Certo non crolla la democrazia ma il rischio è quello di creare un precedente pericoloso. “Siamo in una condizione per cui le maggioranza cambiano con grande facilità e non rispondono a un disegno politico coerente – continua il prof. Campi -. Potrebbe succedere che nella prossima legislatura si ricreino strani intrecci parlamentari e questo venga usato come precedente per non dimettersi.

Il prof. Campi mette in guardia dal rischio che retropensieri negativi possano inquinare il dibattito politico democratico. “Se si continua in questo atteggiamento inevitabilmente si dà la stura ai peggiori retropensieri. A quel punto ci si può chiedere perché la Lega non vuole cedere la guida del Copasir? La situazione dell’Italia, tanto per essere chiari, è quella che è. Noi siamo un paese a sovranità limitata – conclude il prof. Campi – . Quando i paesi non sono in grado di esercitare una piena sovranità al loro interno diventano facilmente preda di appetiti forestieri. In questi anni i nostri partiti, tutti, hanno provato a fare affari con la Cina, c’è chi è andato a fare conferenze in Arabia Saudita, chi ha strizzato l’occhio al Venezuela, chi è entrato e uscito dall’ambasciata turca, chi cercava di comprare le mascherina in Cina… Io temo che in molti abbiano fatto cose che un politico non dovrebbe fare. Nel caso della Lega c’è aperta la questione del rapporto di alcun suoi esponenti con ambienti russi e putinisti. Questa insistenza può diventare motivo di speculazione a danno della Lega. Dubito che lo scontro tra Lega e FdI possa spingersi fino al punto che FdI decide di usare il Copasir contro la Lega. Già solo pensarlo è gravissimo perché il Copasir può essere usato contro i gli avversari politici. Chiunque lo guidi ne deve fare un uso più che corretto”.

Nel corso del governo Monti la poltrona del Copasir restò nelle mani di Massimo D’Alema sebbene questi facesse parte di un partito della maggioranza di governo. “Le differenze sono numerose – conclude il prof. Baldassarre -. Prima di tutto D’Alema si dimise, cosa che non ha fatto l’attuale presidente, salvo poi rimanere al suo posto attraverso un consenso generale di tutti i partiti. In questo caso non c’è il consenso generale, ci sono i partiti di opposizione che lo reclamano.

Pubblicato da edizioni24

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