God bless America. I seguaci di Donald Trump pronti all’assalto

Quando nel 2000 il democratico Al Gorericonobbe la vittoria di George W. Bush, che lo distanziava di un’inezia nella decisiva Florida, governata per altro dal fratello del rivale, tutti restarono ammirati dalla forza e dalla solidità della democrazia americana. Non sorprende perciò la reazione di sgomento di fronte alle immagini dei sostenitori di Trump che irrompono nel Congresso per impedire la certificazione della vittoria di Biden. Tra le due elezioni sono passati 21 anni. Tanti per stravolgere le abitudini della politica, ma pur sempre una goccia nell’oceano della storia.

In un quarto di secolo sono cambiate tante cose.Ma nessuno di questi mutamenti – dalla bolla speculativa del 2007 alla Cina, al riacutizzarsi delle tensioni razziali – riesce da solo a spiegare la differenze tra le due Americhe: quella del 2000 e quella del 2020. C’è di vero, al contrario, che l’elezione di Trump ha scavato una linea di frattura rispetto al passato. In tempi recenti, al netto delle differenze ideologiche tra democrats e repubblicans, le elezioni americane sono sempre state un derby tra due establishment. Fino al 2016, quando Trump conquista la Casa Bianca grazie a temi assolutamente contundenti per il mainstream. E indigesti anche per significativi settori del Gop, il Grand Old Party, al quale il neopresidente era affiliato.

La sua America First si traduce nella negazione dell’ideologia americana, intesa come condensato di capitalismoimperialismomodernismo. E quindi del sogno americano. Nel suo mirino, infatti, ci sono globalizzazioneNato e i colossiche delocalizzano i propri impianti fuori dagli States. È stato così per l’intero mandato presidenziale in un crescendo che si credeva avesse toccato il culmine nella denuncia post-sconfitta di mai provati brogli elettorali. Invece, c’è stato l’assalto al Congresso. Una coda avvelenata che al di là di tutto evidenzia la forza popolare del trumpismo, ma anche la sua incapacità a restare nell’alveo della Costituzione.

Nel sommovimento di queste ore convulse è difficile scorgervi la benché minima traccia di lucidità. Qual è il vero obiettivo di The Donald, Biden o il Gop? Il secondo, probabilmente. È più realistico. In più, consente a Trump di conservare parte di quel popolo profondo che lo ha seguito fino al folle assalto al Capitol Hill. Più arduo è capire che cosa intenderà farne. Al momento, il presidente uscente rischia la rimozione in base al 25° emendamento della Costituzione. Un atto di inaudita gravità. È come se l’America confessasse al mondo intero la propria incapacità ad assicurare un ordinato trapasso di poteri. E parliamo della più grande democrazia del pianeta. Dovesse realmente rivelarsi così, nulla sarebbe più come prima. E non solo in America.

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