By Antonio Borrelli
Una violenza sessuale di gruppo perpetrata da due giovanissimi ai danni di una ragazza fragile, affetta da dipendenza dai social. È quanto si sarebbe consumato il 5 agosto scorso nel Riminese, dove un neodiciottenne e un diciassettenne avrebbero violentato una giovane di sedici anni per poi abbandonarla in strada a pochi passi dalla sua abitazione.
All’alba di ieri, a distanza di tre mesi dallo stupro, i due ragazzi italiani sono stati arrestati dai carabinieri di Riccione – che hanno eseguito altrettante misure cautelari emesse su richieste delle procure della Repubblica di Rimini e dei Minorenni di Bologna. È la sera del 5 agosto quando al centralino del 113 arriva la telefonata della ragazza. È in strada, a pochi passi da casa, disorientata e con addosso i segni della violenza subita. «Mi hanno violentato in due e mi hanno abbandonata qui dopo avermi fatto scendere da una macchina», dice all’operatore che riceve la chiamata. La ragazza viene trasportata in codice rosa, quello che attiva il protocollo anti violenze. A rendere verosimile il suo racconto sono i medici, che durante le visite mettono a referto escoriazioni e lesioni compatibili con una violenza sessuale.
La sedicenne aveva conosciuto i giovani su Instagram: proprio tramite social – dove lei avrebbe caricato sue foto e video con tanto di listino prezzi, ignara dei rischi che avrebbe corso – avevano pattuito prestazioni sessuali a pagamento.
Un dettaglio, non da poco, che ha subito fatto pensare ai militari e al pm titolare del fascicolo Davide Ercolani in via ordinaria (poi affiancato dal pm per i minori Caterina Sallusti), a un caso di prostituzione minorile sul web. E in effetti i social c’entravano eccome. «È un’adolescente molto fragile con un passato non sereno ha spiegato il legale della famiglia Aldo Pancini –, è seguita dai servizi sociali da un anno per un problema di grave dipendenza dai social, di cui soffre». Ed è di questa fragilità che avrebbe abusato chi l’ha adescata su Instagram. Secondo quanto raccontato dalla vittima ai soccorritori, però, una volta in auto con i due l’incontro la ragazza si era rifiutata in preda al panico, chiedendo di essere riportata a casa. Loro avrebbero quindi reagito facendole assumere cannabinoidi, in quantità tali da annullare ogni sua difesa fisica e psichica, prima di violentarla anche con le minacce.
Dopo la dimissione con prognosi di 30 giorni erano partite subito le indagini dei carabinieri per risalire ai due presunti autori. E sono stati incastrati dal Dna (prelevato ad entrambi grazie anche al lavoro del Ris di Parma) e alle telecamere del sistema di videosorveglianza, che hanno immortalato l’auto in corsa dei presunti stupratori nella zona in cui la sedicenne è stata soccorsa. I due ragazzi, difesi dagli avvocati Giulia Gentili del Foro di Pesaro e Alberto Poli del Foro di Treviso, verranno sentiti in interrogatorio di garanzia probabilmente già oggi.
Stanno attendendo la convalida delle misure cautelari in due case circondariali diverse: il 17enne riminese nel carcere minorile di Bologna, il diciottenne di Fano è recluso a Rimini. Per loro l’ipotesi di reato di violenza sessuale di gruppo pluriaggravata.