Gli “affari sotto banco” di Conte? L’ex primo ministro non smentisce: “Ma era tutto lecito, facevo l’avvocato”

Duello all’ultima querela tra l’ex premier Conte e l’editore del quotidiano “Il Domani” Carlo De Benedetti dopo la pubblicazione di un’inchiesta sui presunti “affari segreti” che l’attuale leader del M5S avrebbe intessuto con imprenditori finiti nel mirino della magistratura. In particolare si parla di Piero Amara, l’avvocato al centro delle denunce su Luca Palamara e sulle vicende giudiziarie del presidente del Consiglio di stato Filippo Patroni Griffi.

In uno degli interrogatori – secondo le accuse del quotidiano – l’imprenditore avrebbe chiamato in causa l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, raccontando di averlo “raccomandato” affinché ottenesse una consulenza dalla società Acqua Marcia, controllata all’epoca da Francesco Bellavista Caltagirone e che si avviava verso un concordato preventivo a causa di debiti per centinaia di milioni di euro con le banche. La segnalazione avrebbe permesso a Conte di avere contratti per 400mila euro, non tutti incassati. Il nome di Conte, secondo Amara, gli sarebbe stato fatto direttamente da Michele Vietti, che sarebbe stato a conoscenza del fatto che Bellavista Caltagirone doveva far omologare dal tribunale di Roma il concordato della sua azienda, in grave crisi di liquidità a partire dal 2011. Conte, ma anche il suoi soci di studio, Guido Alpa ed Enrico Caratozzolo, sarebbero stati ingaggiati per ottenere l’omologazione del concordato.

“Gentile dott. Fittipaldi  (l’autore dell’inchiesta ndr) ho letto questa mattina l’articolo che mi ha dedicato sul quotidiano ‘Domani‘ dal titolo ‘Gli affari segreti di Conte’. Questo titolo e vari passaggi interni dell’articolo sono palesemente diffamatori“, scrive Conte, che continua: “Già dal titolo, a ben guardare, Lei tradisce una concezione davvero ‘singolare’ della professione di avvocato. Un avvocato civilista, che è la professione che ho svolto prima di diventare Presidente del Consiglio, non fa affari, tantomeno segreti. Un avvocato civilista svolge attività professionale: difende i clienti nei processi e fornisce consulenze e pareri legali, rispettando – è un preciso e rigoroso dovere imposto dal codice deontologico forense – la riservatezza dei propri assistiti. Gli ‘affari’ – ostentati o segreti non spetta me dirlo – li concludono gli imprenditori, come ad esempio il Suo datore di lavoro, ing. De Benedetti. Quanto a quest’ultimo, da Presidente del Consiglio non mi sono mai concesso il piacere di incontrarlo privatamente, pur sollecitato varie volte a farlo. Ma come Lei sa mi sono dovuto dedicare a tempo pieno ai bisogni del popolo, della gente comune, di quei cittadini – per intenderci – che non hanno santi protettori sulla terra e che, ancor più con la sopravvenuta pandemia, si sono ritrovati a vivere in condizioni di forte sofferenza. Di questa rinuncia, peraltro, l’ing. De Benedetti mi sta ripagando amabilmente, ragionando di me – in tutte le occasioni pubbliche che gli sono offerte – con pertinace livore”, rimarca il leader in pectore del Movimento 5 Stelle.

“Caro Fittipaldi”, prosegue Conte rivolgendosi all’autore dell’articolo, “questa mia attività professionale non è stata ‘probabilmente lecita’, come finge di concedermi. È stata pienamente lecita. Corretta e trasparente. Già ieri, nel corso di una conversazione telefonica, le ho chiarito che non ho mai avuto rapporti personali né professionali con l’avv. Piero Amara, della cui esistenza ho appreso leggendo le cronache dei giornali. Escluderei inoltre che il mio nome come professionista possa essere stato suggerito dall’avv. Michele Vietti, per la semplice ragione che non ho mai avuto rapporti personali o professionali neppure con lui. Fermo restando che sapevo chi era in ragione dei suoi impegni politici e del suo incarico come Vice-Presidente del Csm”.

“Nulla di segreto” sul contenuto degli incarichi professionali, sottolinea quindi Conte su Facebook. “Quando il Gruppo Acqua Marcia è entrato in tensione finanziaria a seguito dell’arresto di Francesco Bellavista Caltagirone (neanche lui mai conosciuto o incontrato), mi è stato chiesto – continua Conte – di redigere all’incirca 300 pareri legali per certificare lo stato di tutti i contenziosi giudiziali e di tutte le vertenze extragiudiziali che riguardavano le varie società del Gruppo. Questi pareri legali, che hanno richiesto un impegno professionale particolarmente intenso, sono stati necessari per valutare, più puntualmente, le potenziali poste attive e passive delle società al fine di presentare un concordato preventivo che fosse rispondente alle effettive condizioni economico-finanziarie del Gruppo. I relativi compensi professionali, peraltro, a conferma della limpidezza dell’incarico, sono passati al vaglio e mi sono stati liquidati dai vari Commissari giudiziari nominati dal Tribunale fallimentare di Roma, in relazione alle varie società ammesse al concordato”, precisa l’ex presidente del Consiglio.

“Quanto al secondo incarico professionale di cui si fa cenno nell’articolo”, scrive ancora Conte, “trattasi di un incarico di consulenza legale in relazione a una complessa operazione finanziaria di cartolarizzazione che ha riguardato la società Ghms, che era proprietaria dell’hotel Molino Stucky di Venezia. Questo secondo incarico, che pure riguarda una società del Gruppo Acqua Marcia, risale ad alcuni anni dopo (al 2015, mentre i pareri legali di cui sopra risalgono al 2012/2013). Per questo secondo incarico ho avuto accesso, al pari di tutti gli altri professionisti, a tutta la completa documentazione e, quindi, a tutte le pertinenti informazioni che sono state messe a disposizione (nella c.d. data room) di tutti i soggetti (anche molti fondi stranieri) che hanno mostrato interesse per l’operazione”.

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