Giustizia, Roforma Cartabia: passa il sì tra bagarre e minacce

I dubbi sull’esito della votazione alla Camera del disegno di legge delega di riforma del processo penale erano pochi, anzi nulli. Alla Camera, dopo la doppia fiducia incassata ieri, si sono registrati 396 voti favorevoli, 50 contrari e 3 astenuti. Una votazione senza appello in favore della riforma Cartabia, che restituisce l’immagine di un impianto di maggioranza stabile e compatto. Tuttavia, a volte le apparenze ingannano e dietro un risultato così rotondo si nasconde un’altra verità. Non che sia un segreto, visto che nelle ultime settimane le tensioni tra i partiti di governo sono esplose pubblicamente su svariati fronti, rivelando una situazione di forte instabilità.

Anche l’ultima giornata di lavori alla Camera non ha fatto eccezione. In questa occasione la miccia si è accesa poco prima di pranzo per un odg presentato da Fratelli d’Italia in merito alla responsabilità dei magistrati, sul quale il governo si era espresso negativamente. Nel ddl delega non esiste questo passaggio, che rappresenta uno dei pilastri fondanti del referendum sulla giustizia portato avanti dalla Lega e dai Radicali. A prendere la parola è stato il capogruppo FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida: “Questo ordine del giorno ricalca una battaglia che stiamo facendo insieme, lanciata dagli amici della Lega e dagli amici Radicali, e che noi abbiamo condiviso. In Italia pagano i medici, pagano i militari, pagano tutte per le loro responsabilità e gli errori, non pagano i magistrati”. Lollobrigida, quindi, si rivolge al sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto: “Ma come si fa a dare parere contrario, collega Sisto?”.

A questo punto nella maggioranza accade qualcosa. Lega e Forza Italia annunciano l’astensione dal voto e Italia viva lascia libertà di voto ai suoi deputati. Si crea una spaccatura ed esplode la rabbia della dem Debora Serracchiani: “Non si può in quest’Aula prendere delle decisioni diverse da quelle che si assumono in Consiglio dei Ministri, che si assumono all’interno delle Commissioni o che sono il frutto di un lavoro comune”. Le fa eco Federico Fornaro, presidente dei deputati di Leu: “L’opposizione fa il suo mestiere, ma io credo che il comportamento di una maggioranza debba essere improntato alla lealtà. Lo dico ai colleghi che hanno dichiarato di votare scheda bianca, cioè di astenersi: non si stanno astenendo sull’ordine del giorno, ma stanno votando in dissenso rispetto al governo”.

Lo scontro non si esaurisce così, perché ad attacco corrisponde una reazione ed è il parlamentare di Iv Roberto Giachetti ad assumersi la responsabilità di prendere la parola: “Non vi ho visti urlare la lealtà al Governo quando in Commissione, insieme ai 5 Stelle, avete mandato sotto il Governo sul ‘decreto Semplificazioni’. Non vi ho visto appellarvi a questa grande lealtà”. Applausi per il renziano da parte dei leghisti e dei deputati d’opposizione. Davanti alle proteste di Fornaro, Giachetti rincara la dose: “Mi parla di lealtà al Governo lei, che ha invitato Travaglio a insultare il presidente del Consiglio! Ma con che coraggio viene qui?”. Parole che hanno fatto scoppiare il caos in Aula, costringendo Roberto Fico a richiamare tutti all’ordine, anche con l’aiuto dei commessi che hanno scongiurato la rissa.

L’odg di Fratelli d’Italia è stato respinto senza troppi problemi ma l’Aula arriva a un altro punto critico quando viene respinto per soli cinque voti l’ordine del giorno contro l’improcedibilità per i reati ambientali presentato da Rossella Muroni. “Questa mattina ho ascoltato due interventi di due capigruppo di maggioranza che dicevano come il voto di astensione da parte del centrodestra su due odg presupponesse una violazione degli accordi di maggioranza. Ora ho difficoltà a collegare come su un altro odg, un intero gruppo, il M5S, vota contro il Governo e gli stessi gruppi che ci bacchettavano stamattina ora si sono astenuti come il centrodestra”, ha punzecchiato il capogruppo della Lega Riccardo Molinari.

Alla fine della giornata, solo Fratelli d’Italia e Alternativa c’è si sono opposti alla riforma, che è passata senza troppi problemi. Eppure, al di là dei complimenti piovuti su Draghi e Cartabia da destra e sinistra, non sono mancati i distinguo e le rivendicazioni di correzione da quasi tutte le forze di maggioranza. L’intervento che ha fatto maggiormente rumore è quello del pentastellato Alfonso Bonafede, la cui riforma è stata sbianchettata da quella Cartabia: “Oggi non c’è alcun trionfalismo. Quello che abbiamo votato non è quello che avremmo voluto, ma grazie al M5S i tempi vengono raddoppiati e per i reati di mafia e terrorismo non c’è improcedibilità. Ministra Cartabia il percorso è ancora lungo. Noi continueremo a dare il nostro contributo con lealtà, ma questo non significa essere sempre d’accordo”.

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