By Alberto Giannoni
– La sinistra sogna la spallata, il centrodestra si fa forte del suo lavoro, in Liguria come a Roma. I due schieramenti, con i loro leader, hanno appena chiuso la campagna elettorale per le Regionali liguri che fra domenica e lunedì porteranno al voto 1,3 milioni di liguri dopo le dimissioni dell’ormai ex presidente Giovanni Toti.
Vista da Genova, è la sfida per l’elezione del prossimo governatore regionale, con la sfida fra il sindaco Marco Bucci e l’ex ministro Andrea Orlando. Vista dal Campo largo, la prima tappa del trittico di regionali che avrebbe dovuto segnalare al Paese un vento nuovo.
La coalizione di governo si presenta all’appuntamento avendo appena celebrato due anni dalla nascita dell’esecutivo, l’opposizione si propone di usare il voto come prima tappa della “spallata”, da completare poi con Emilia Romagna e Liguria. Angelo Bonelli di Avs lo dice chiaramente: «Con la sua vittoria, Orlando darà un impulso alla costruzione di una alleanza capace di mandare a casa questa maggioranza». E lo stesso Orlando, concludendo il suo intervento, non si nasconde: «Non ci vogliamo rassegnare al mondo, alla Regione e all’Italia così come sono. Questo sarà il compito principale. La Regione che vogliamo governare arriverà a costruire una stagione nuova per noi, per i nostri figli, per il paese e per la nostra patria, un termine che ci hanno rubato e che ci appartiene. Forza, ce la possiamo fare».
La sinistra ha compiuto una manovra collaudata: mettersi a ridosso di un’inchiesta per incassarne i proventi politico-elettorali. Ha però trovato di fronte un elettorato di centrodestra molto consistente, e un avversario di tutto rispetto. «Mettiamo in campo l’uomo migliore che il centrodestra ligure potesse vantare e quell’uomo è Marco Bucci – ha detto Giorgia Meloni chiudendo la campagna elettorale al porto antico – Non smetterò mai di ringraziarlo per la sua determinazione. So che per lui non è stata una scelta facile e leggera. Considero osceno che la salute sia stato un elemento per attaccare Marco Bucci. Marco sceglie il tempo che ha per la sua gente. Quelli che lo attaccano dovrebbero insegnare il coraggio di una persona del genere».
La maggioranza guidata da Bucci si ritrova adesso con la sensazione di essere solidissima. «Fino a qualche settimana fa la sinistra già cantava vittoria – ha incalzato Meloni – Noi ci siamo trovati ad affrontare una situazione difficile, pregustavano qui in Liguria una vittoria schiacciante. Poi sono tornati a dover fare i conti con la realtà».
E che la realtà possa non essere quella preventivata a sinistra lo segnala l’aria che si respira soprattutto nella città metropolitana in cui risiede circa la metà degli aventi diritto al voto.
Orlando, spezzino di nascita ed ex ministro, uomo di fiducia di Elly Schlein, ha trovato «vento in prua». Con la coalizione di Pd, Avs, 5 Stelle e civici, e con un programma confuso, ha condotto una campagna tutta politica, con la segretaria Pd impegnata in pianta stabile per una settimana in mini comizi coi militanti, e con testimonial internazionali impegnati a paventare una vittoria della destra.
Bucci invece punta tutto sulla sua concretezza da primo cittadino. Laureato in farmacia e chimica farmaceutica, un passato recente da manager del settore, il sindaco è a metà del suo secondo mandato, dopo essere stato trionfalmente rieletto nel 2022 con 17 punti di vantaggio sul secondo. Visto come l’uomo della ricostruzione dopo il trauma del Ponte Morandi, Bucci ha indicato 36 opere, una a una, fra i quali 5 ospedali già finanziati. Ha battuto la regione, incontrato gli amministratori locali, anche civici o di orientamento diverso. Obiettivo ambizioso è smaltire il 100% delle liste d’attesa, applicando la ricetta che aveva messo a punto come manager di «Liguria digitale». La salute di Bucci non è stata un tema in campagna elettorale, se non per la sgradevolissima uscita del grillino Nicola Morra, peraltro recidivo e su altro non pervenuto.
Tra gli altri candidati, è un gran fiorire di falci e martello, con tre comunisti o giù di lì. Bucci ha già dalla sua la fiducia delle imprese e del mondo economico. E si presenta come alfiere di una politica «del fare» che in Liguria ha portato il Pil pro capite da 27mia a 36mila euro in un decennio. A questo sostegno si aggancia anche il consenso di un mondo centrista che lo aveva già sostenuto apertamente con l’allora Terzo polo e che continuerà verosimilmente a farlo nonostante l’inversione «a U» di Renzi e le plateali incertezze di Calenda. «In Liguria l’elettorato liberaldemocratico sceglierà sicuramente Bucci» prevede Andrea Marcucci, già renziano di ferro, tre volte senatore e sottosegretario. «Il centrosinistra purtroppo ha fatto una campagna elettorale tutta contro, sfumando sulle proposte per non evidenziare le spaccature della coalizione sulle grandi opere». E sulle cose da fare si registrano in effetti divisioni e tensioni dentro il centrosinistra che sostiene Orlando, conosciuto come affidabile «big» della sinistra con un curriculum da burocrate di primo piano, impreziosito da una performance ministeriale non memorabile alla Giustizia.
Nonostante gli sforzi del campo largo, le questioni ideologiche o politiche restano sullo sfondo.
«Il centrodestra ha fatto conoscere alla Liguria una bellissima stagione di sviluppo – ha detto la premier – e i cittadini si sono resi conto che sarebbe un peccato interromperla».