Giorgia Meloni fa nascondere i giornalisti di Repubblica: “Che scoop esclusivo, da ragazza ero sovrappeso. Attendo il resto”

Sta facendo rumore – se non altro per il ridicolo che ha abbonantemente superato- l’inchiesta di Repubblicacontro Giorgia Meloni. Un «lavoro d’inchiesta senza precedenti» ha annunciato sobriamente il quotidiano, alla cui realizzazioni hanno partecipato le migliori firme della scuderia del giornale diretto da Molinari, come altrettanto sobriamente sottolineato. Ebbene, cosa ha scoperto, quale scoop, quale scheletro nell’armedio tale da delegittimare la leader di FdI ? Se la ride la Meloni, che dai suoi profili social usa l’ arma dell’ironia contro l’ennesima campagne di delegittimazione che Repubblica ha annunciato in pompa magna. “Inchiesta su M”, è il titolo che sinistramente vuole accomunare la M di Meloni a Mussolini, come insegna Scurati

Nuovo esclusivissimo scoop di Repubblica, con tanto di quasi 10 giornalisti impiegati per il pezzo: la Meloni da ragazza era sovrappeso e aveva delle amicizie con la stessa passione per la politica. Siamo tutti in attesa della prossima scomoda inchiesta: ‘la Meloni da piccola mangiava abitualmente la Nutella con le mani’. Teniamoci forte”. Sì, ha ragione, c’è da tenersi forte per non sbellicarsi dalle risate. Insomma, da questa inchiestona emerge che  Giorgia Meloni aveva degli amici. Che li frequentava condividevendone una passione, un credo politico. Come tanti suoi coetanei di altre latitudini politiche. Eh no, adombra Repubblica:  «Troppo semplice derubricare il tutto alla voce cerchio magico».

“È piuttosto «una galleria di personaggi uniti da uno spirito di comunità che porta ancora oggi Meloni a chiamare ciascuno dei protagonisti con un nomignolo». Dare un soprannone è chiaramente sovversivo, un messaggio destabilizzante per le istituzioni:estote parati direbbero i latini. Chiamare persone  “il Lungo”, “Peo”, “Lollo” e “il Noto” è diventato simbolo di squadrismo per Repubblica.Il senso del ridicolo prosegue rievocando  gli esordi giovanili vicino a Fabio Rampelli, oggi vicepresidente della Camera e dunque pericoloso per la tenuta democratica. Pietà.

Altro che giornalismo d’inchiesta. La cosa più ridicola di tutto ciò è che tutte queste notizione “scomode” la Meloni le ha raccontate di suo pugno nella sua biografia “Io sono Giorgia”.Tra l’altro diventato un best seller della saggistica politica, quindi ben noto e letto. Ma quale scoop? Ci volevano dieci inchiestisti  per leggere il libro della Meloni? Che aggiungere?  Che la Meloni si confida con sua sorella Arianna ? Ma per favore. Oppure, che  «da piccola fosse obesa: pesava 65 chili a nove anni, e perciò bullizzata». Un’informazione decisiva, certo, per non votare FdI il 25 settembre.

Poi una chicca: Meloni, «agli albori di Internet era attivissima in rete dove, con il nickname “Khy-ri” – la “draghetta di Undernet Italia” – passava ore a chattare anche di notte; parlando di draghi, letteratura fantasy e musica irlandese». Bene, altro “peccato” grave, non osiamo immaginare il resto della super inchiesta; gli altri clamorosi flop che non faranno altro che produrre l’eterogenesi dei fini. Proiettare Giorgia Meloni all’apice della fiducia da parte degli italiani.

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