Giorgia Meloni epocale ad Atreju: è finita la pacchia, saremo determinanti. Vogliamo un patriota al Quirinale

«È stata una settimana straordinaria. Voglio ringraziare gli illustri ospiti, ad iniziare da quelli internazionali di questa mattina». E straordinaria lo è stata davvero quella della lunga maratona di Atreju, che ha visto la cittadella di Fratelli d’Italia nella romana Piazza Risorgimento diventare il polo d’attrazione principale della capitale. Dove si sono avvicendati i protagonisti della scena politica. I grandi alfieri del conservatorismo internazionale protagonisti nello scacchiere europeo. Intellettuali, scrittori e giornalisti relatori di un dibattito aperto che, dalle problematiche tutto interne al Belpaese alle prospettive di più ampio respiro sovranazionale, hanno contribuito al dialogo sinergico e multidisciplinare ospitato, in una settimana densa di eventi, sul paco di Atreju.

E allora Giorgia Meloni, nel suo intervento conclusivo della kermesse di FdI, ripercorrendo le tappe di una lunga maratona di eventi e incontri lo sottolinea una volta di più, proprio partendo dall’ultimo appuntamento: quello col “Manifesto dei conservatori” di questa mattina incentrato sui contenuti e sulla proposta politica coerente identitaria, popolare, di FdI e Ecr party: «Oggi non c’è niente di più rivoluzionario di definirsi conservatori. Di opporsi al pensiero unico dilagante, alla dittatura di chi ci vuole tutti uguali».

Per questo, ha aggiunto la leader di Fdi nel suo discorso conclusivo rivolto a tutti – a partire dalla sala gremita di presenti intorno al palco di Atreju – «il nostro obiettivo è ora dare casa politica a chi vuole battersi con noi contro il pensiero unico. Ci hanno affidato la guida dei conservatori europei: ora serve unire di più le forze. Aprire ulteriormente la nostra casa». «E non parlo di un altro partito o di un simbolo diverso – aggiunge a stretto giro la Meloni –. Parlo della legittima aspirazione a guidare il campo dei conservatori. Abbiamo in testa un progetto visionariovogliamo costruire il nostro progetto tra la gente, nelle fabbriche, nelle scuole», spiega la numero uno di Fratelli d’Italia, accolta da applausi e cori di «Giorgia-Giorgia».

Perché, sottolinea la Meloni nel suo appassionato intervento interrotto dagli applausi della platea, «oggi dobbiamo batterci per conservare la nostra libertà. Noi – rilancia – siamo uomini e donne libere», in un mondo che «sui social arriva pure a oscurare i tweet del presidente eletto degli Stati Uniti». In un mondo che considera i figli merce di scambio. Un’aberrazione rispetto alla quale la presidente di FdI rimarca con veemenza: «I figli non sono oggetti. Non si comprano al supermercato. E pagare una donna povera per mettere al mondo un figlio, per poi strapparglielo, non è civiltà». Ma non solo. Dall’universale al particolare, Giorgia Meloni passa in rassegna tutti i nodi e le criticità del nostro scenario politico e sociale. A partire dalla pandemia e dalla gestione del governo dell’emergenza sanitaria.«Prima dose, seconda dose, terza dose, fine dose mai…», rimarca ironicamente sul tema del Covid. «Dopo due anni – assicura – non si può più parlare di emergenza, lo stato di emergenza non si può prorogare».

E a proposito di governo e di corsa per il Quirinale, la leader di FdI va a dritto al punto. «Io cerco un capo dello Stato gradito agli italiani, non ai cittadini d’oltralpe, come dice la sinistra, il Pd. Finora, hanno favorito la svendita ai francesi. Hanno svenduto le telecomunicazioni. La Fiat. La Borsa. Sono tutte aziende finite in mano francesi». Realtà di fatto su cui la Meloni dichiara amaramente ironica: «Palazzo Chigi è diventato l’ufficio Stampa dell’Eliseo, e Letta è il suo Rocco Casalino»… Ma, dirà di lì a breve la Meloni: «La pacchia è finita: alle prossime elezioni del Quirinale il centrodestra ha i numeri per essere determinante. E noi vogliamo un presidente eletto per fare gli interessi nazionali. E non del Pd. Non accetteremo compromessi: vogliamo un patriota».

E a proposito di cinque stelle e sinistra, nel suo discorso conclusivo da Atreju – e riassuntivo di quella che è la realtà politica del momento – Giorgia Meloni rivendica: «Noi non prendiamo lezioni da chi sta al governo con i 5Stelle che deve chiarire dei soldi dal Venezuela. Da Renzi che tratta con regimi che lapidano le donne». E ancora: «Chi usa la storia come una clava sono gli stessi che vorrebbero cancellarla. Sono quelli che vogliono distruggere tutti: Dante islamofobo. Colombo uno schiavista. Somigliano sinistramente ai talebani», conclude Meloni a riguardo…

Da quella sinistra che, ricorda la Meloni in un altro passaggio del suo acclamato intervento, diceva“allora i marò”? «Bene: erano innocenti. E voi ve ne fregavate». Poi ribadisce: «È di questi gironi l’archiviazione per i nostri marò». E ai due protagonisti-vittime della vicenda giudiziaria con l’India, dal palco di Atreju la presidente di FdI manda «un saluto affettuoso a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre». E a proposito di vittime, Giorgia Meloni ricorda Davide Giri: il ricercatore italiano assassinato nei giorni scorsi a New York. «Non lo dimentichiamo – ammonisce dal palco di Atreju la leader di FdI – Italians lives matter». Così come «sulla morte del povero David Rossi – si sofferma la Meloni – si addensano nuove ombre. A lui va un pensiero. Siamo stati noi a promuovere la commissione d’inchiesta. E non ci fermeremo finché non verrà fuori tutta la verità».

Il resto del suo vibrante discorso di commiato Giorgia Meloni lo dedica ai capisaldi della politica e dei valori di Fratelli d’Italia. E allora: alla difesa dei nostri confini che, conferma una volta di più: «Noi difenderemo sempre. E non saremo mai tolleranti con l’immigrazione irregolare di massa. L’immigrazione non è un diritto, è una concessione i cui tempi e modi vengono decisi dalla Stato ospitante», ribadisce la Meloni che poi, rivolgendosi direttamente a Draghi chiede: «Perché il ministro Lamorgese è ancora al suo posto? In uno stato normale, lei e Speranza sarebbero a casa da un pezzo». Mentre subito dopo, rivolgendosi ai buonisti di sinistra s’interroga: «Ma quale solidarietà vogliono? Attirare migliaia di disperati, per poi sfruttarli nei campi, come i neri che raccoglievano il cotone nell”800 in Usa? Del resto – sottolinea  la Meloni – anche lì erano i conservatori che non volevano lo schiavismo, non i democratici»...

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