Giorgia Meloni decisionista nelle trattative notturne in Europa. E a Michel dice: “Se sei stanco vai a dormire…”

Il piglio decisionista di Giorgia Meloni è innegabile. E si è visto anche dal modo in cui ha affrontato il consiglio straordinario della Ue. Alla fine si è detta soddisfatta dell’esito, anche se i media progressisti hanno cercato di sminuirne la portata. I passi avanti sui migranti, certo, attendono la verifica dei fatti. Ma anche le parole sono importanti, come lo è la prospettiva. E proprio l’atteggiamento della presidente del Consiglio, o meglio la “postura” come ormai si usa dire, ha contribuito al cambio di passo. Perché lei non è arrivata ai tavoli di Bruxelles con la posa spaccona di chi vuol rovesciare la tovaglia ma ha inserito nel dialogo l’imprescindibile richiesta di reciproco rispetto. Dunque – ha scandito dinanzi ai giornalisti – se una cosa non va io lo dico, perché rappresento una nazione che non è di serie B.

Tralasciamo il modo conformistico e servile con cui certa stampa ha trattato le frizioni con Parigi: Oddio, siamo isolati! Perché a loro avviso la scorciatoia del silenzio è sempre preferibile ad alzare la mano per parlare, all’espressione di una identità, di un punto di vista. E dunque anche il messaggio “Guarda caro Macron che ci sarebbe anche l’Italia” non va bene. Sa di un decisionismo che ricorda l’era craxiana.

Ma Giorgia Meloni non se ne cura e fa bene. Lo conferma il retroscena di oggi sul Corriere che riporta alcuni momenti delle trattative sul documento conclusivo del Consiglio europeo. Trattative che hanno visto la premier determinata fino a tarda notte e per nulla intenzionata a cedere sulle sue richieste. Fino a rimettere in riga anche il presidente del consiglio europeo Charles Michel. “Siamo all’una di notte, giovedì notte. Tutti e 27 i leader dell’Unione europea sono stanchi. Hanno voglia di chiudere. Giorgia Meloni però ha voglia di confermare gli 8 emendamenti che ha preparato per modificare l’ultima versione delle conclusioni del Consiglio europeo.
Ad un certo punto – racconta il Corriere – è il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che la incoraggia ad essere accomodante, ad andare più veloce. Del resto non ci sono solo gli emendamenti italiani sul capitolo migranti, ce ne sono altre decine sugli aiuti di Stato, presentati da quasi tutti i leader presenti. Si rischia di fare l’alba. La presidente del Consiglio, secondo fonti europee, resta dentro un binario di determinazione che a qualcuno fa perdere un pizzico di pazienza e ad altri suscita un riconoscimento per la fermezza: «Caro Charles, la tecnica della fretta nella direzione dei lavori la conosco molto bene, l’ho usata anche io nel corso delle riunione notturne sulla legge Finanziaria italiana, ma per me ci sono alcuni punti irrinunciabili, se vuoi puoi anche andare a dormire…»”.

Meloni protagonista dunque di un “confronto fuori dall’ordinario”. La premier italiana non ha risparmiato neanche Macron, il quale a un certo punto dice che gli emendamenti su cui Meloni fa pressing “riguardano argomenti che erano stati già discussi e chiusi nei giorni precedenti, nelle riunioni preparatorie del Consiglio, fra gli ambasciatori dei 27: «Non mi sembra che possiamo riaprire quello che era stato concordato in sede di Coreper…». La reazione della premier italiana viene raccontata da fonti diplomatiche europee in questo modo: «Emmanuel, forse non ho capito bene come funziona questo Consiglio, ma se non mi sbaglio qui siamo in una sede politica superiore al livello del Coreper ed è qui che prendiamo le decisioni, quindi…». Insomma altre scintille fra i due leader ci sono state anche nel corso delle trattative notturne del vertice, e su una materia che Meloni davanti ai cronisti commenterà rivendicando un successo personale”.

Ora, che il successo sia nelle parole o nella tenacia dimostrata dalla premier ha un’importanza relativa. Il punto è che il messaggio è arrivato limpido e chiaro: l’Italia a testa alta in Europa non è solo uno slogan. Sta diventando una prassi cui tutti hanno modo di assistere. Sarebbe il caso di riconoscerlo anche da parte degli avversari più accaniti visto che questo Paese lo amiamo tutti. O no?

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