Garattini smaschera le balle sulle droghe: “Sono tutte dannose. La cannabis causa danni cerebrali permanenti”

«È vero che le droghe sono tutte dannose». E decidere di legalizzare «droghe cosiddette leggere come la cannabis» è «un brutto messaggio che si dà ai giovani. Dobbiamo educare. Io non sono per le forme di condanna o per la prigione, se non per gli spacciatori, ma sul fronte dei consumatori dobbiamo educare e fare campagne, a partire dalle scuole, e un po’ dappertutto. Cosa che non facciamo». Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, commentando il dibattito che si è acceso dopo le parole pronunciate dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, intervenuto a un evento della Commissione Stupefacenti delle Nazioni Unite.

Per Mantovano non ci sono droghe leggere e bisogna opporsi a qualsiasi forma di traffico o alla legalizzazione di alcune di queste droghe. «È giusto», dichiara Garattini. «Le droghe cosiddette leggere, che in realtà non lo sono – continua – possono essere anche un’apertura ad altre droghe. La cannabis, per esempio, che è la tipica droga considerata leggera, in realtà può essere un’apertura all’uso di altre droghe. Non solo: c’è da dire che soprattutto nei giovani la cannabis dà cambiamenti cerebrali che si possono ripercuotere anche a distanza di 15-20 anni con un aumento di malattie mentali. Quindi Mantovano ha detto una cosa corretta».

Garattini puntualizza che tutte le sostanze possono avere effetti indesiderati. E mette in guardia dalle problematiche legate alle droghe, anche leggere, «soprattutto per quanto riguarda i giovani che hanno un cervello in via di sviluppo». Questo non significa essere a favore di politiche di proibizionismo, precisa ancora lo scienziato. «Io sono contrario a queste forme, sono per l’educazione. Dobbiamo aiutare l’educazione», conclude.

«Ha ragione il Sottosegretario Alfredo Mantovano nell’intervento svolto alla commissione Stupefacenti delle Nazioni Unite a Vienna, nel sostenere che non ci sono droghe leggere. Cadere in quel tranello, lessicale e culturale, significa dire ai giovani che fuggire dalla realtà è un bene: il tragico risultato sarebbe quello di incoraggiare un popolo di zombie». Così l’avvocato Domenico Menorello, portavoce del network di associazioni Ditelo Sui Tetti’, che replica alle polemiche sollevate da alcuni player proprio contro l’intervento del Sottosegretario, osservando.

«Il nocciolo della questione – dice Menorello – non verte tanto sulla quantità delle singole sostanze, come sostenuto dai tifosi delle droghe che, per inciso, sono tutte uguali e dannose, quanto il collegamento con concetti essenziali per le future generazioni come libertà e responsabilità. Incoraggiare i giovani all’illusione e alla fuga dalla realtà e dal percorso spesso faticoso che spetta a ciascuno, dalle responsabilità che ognuno ha e che deve avere nella propria vita, equivale a voler impedire la formazione di persone adulte, vivaci e creative nella società. La vera responsabilità, piuttosto – conclude l’avvocato Menorello – sta nel sostenere i giovani, con strumenti evidentemente diversi dalle droghe, nel costruirsi una dignità, un senso della vita nella condivisione di grandi ideali e nella solidarietà reciproca», conclude.

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