Gaetano Daniele: non sopporto le mascherine, figuriamoci il bavaglio. Diffamazione? Sgarbi vince contro Scanzi. Anch’io vinsi contro un noto medico nel 2014/15. Ma c’è un però…!

GAETANO DANIELE ITH24

By Gaetano Daniele

Si dice che la verità è come un leone, non ha bisogno di essere difesa, si difende da sola. Stamattina ho deciso di alzarmi presto per dedicarmi al cambio stagione nonostante il tempo faccia ancora capricci.Speriamo non mi quereli pure Eolo. Mentre cerco di capire dove riporre i panni estivi e primaverili, ricevo una notifica: “Sgarbi assolto dal reato di diffamazione contro Scanzi. Possibile pubblicazione?”. Certo. Noi diamo spazio a tutti.

E restando in tema diffamazione, facendo mente locale ad alcune “ossessioni”, butto giù due righe. Lo posso ancora fare, o no? Certo che si!.

Quando avevo qualche anno in meno e raccontavo una bugia e venivo sgamato, continuavo a portare avanti quella bugia (la tesi) per sentirmi addirittura vittima, ci scappava anche la lacrima, attenzionando i miei genitori, che forti della verità, mi dicevano: che faccia tosta che hai. Poi sono cresciuto e ho realmente inteso il significato di quando uno mente e poi continua a portare avanti quella menzogna. Io ad esempio, non volevo che mi sgamassero per paura che i miei genitori non mi facessero più uscire con l’amichetto poco incline e responsabile allo studio. E li ttrovavo sempre. Io davo il là e loro si proponevano. Perché in fondo, neanche a me mi andava di passare interi pomeriggi sui libri. Preferivo giocare a biglie per strada e fare il cascamorto con le ragazzine.

Altri, invece, hanno la faccia tosta perché non vogliono che emerga la verità. Altrimenti poi con quale coraggio metterebbero il piede fuori la porta di casa? Faccia poi… ad averla una, ne hanno più di una. Una ad ogni evenienza. Riescono a passare da uno stato all’altro con una facilità unica. Sembra Totò.

Non ho mai ricevuto querele, richieste di risarcimento danni, denunce ed esposti al garante della privacy, come in questo periodo. Ovvero, ufficialmente solo una. La politica e chi garantisce il sistema vorrebbe che l’informazione fosse la vetrina sulla politica, ma io credo debba essere la finestra sul potere e sulla politica. Devono esserci condizioni più idonee per svolgere il nostro ruolo di media cane da guardia della democrazia. Finché c’è un sistema che consente di non pagare nulla a chi fa esposti o denunce ai giornalisti o a chi fa informazione, io credo che la democrazia avrà un bavaglio per sempre. In sintesi, tu quereli per diffamazione? Il reato non sussiste? Paghi le spese anche a chi si è dovuto difendere contro le tue presunte accuse. Oppure: tu quereli? Poi vuoi fare una remissione di querela? Paghi un tot. allo Stato. È così semplice, perché complicarla. Si dimezzerebbero le querele ed i processi per diffamazione del 50%.

Nel 2014/15 fui querelato ed imputato per la prima volta per diversi articoli ritenuti diffamatori nei riguardi di un noto medico. Fui assolto. Pertanto non ho mai riportato condanne per diffamazione da quando, nel mio piccolo, ho cercato di offrire una informazione seria e plurale. Solo che chi mi accusava di essere un diffamatore, alla fine, non mi ha pagato le spese legali. Ho dovuto sborsare di tasca mia. Con la sola differenza di aver messo rosso in faccia al medico che a differenza di altri è una persona perbene. E aggiungo: si è innocenti fino al terzo grado di giudizio. Almeno in Italia. Qualcuno crede che fare una querela e far aprire un procedimento penale sia sempre sinonimo di vittoria. (Chiedere a Scanzi).

Leggi l’articolo Sgarbi-Scanzi

Anche perché ad ogni accusa, ovviamente infondata, e aggiungo comica, alla Totò, c’è una prova schiacciante. Ma non mi reputo al di sopra delle parti. Braccia conserte, attendo il giudizio di chi è stato investito a giudicare i fatti.

Il nostro editore di riferimento è il pubblico che di propria spomtanea volontà decide di entrare nel Sito. Non li chiamiamo noi. Abbiamo sempre fatto le nostre inchieste basandoci su fatti, su dovute testimonianze. Abbiamo sempre chiesto la contro-intervista chiedendo agli interlocutori di aiutarci a non sbagliare, pure a chi ci accusa ora. Piu di una volta. È agli atti. Ma la maggior parte pensa che fuggendo all’intervista ci impedisca di andare avanti. Ma sarebbe impedire al pubblico di conoscere. Siamo molto lontani dal raggiungere la trasparenza assoluta negli atti. Ma se non avessimo avuto prova non avremmo mai pubblicato alcunché. Io capisco che qualcuno non avendo autostima di sé stesso, cerca, a tutti i costi, di sentirsi perseguitato. Più che perseguito, protagonista. Per darsi un tono. Un’aria agli occhi esterni. Una sorta di lascia passare, considerazione immeritata. Lo facevo anch’io alle superiori per attirare attenzioni su altre ragazze. “Guarda quella, mi sta perseguitando. Ma che vuole da me. Mamma mia, aiutatemi”. Quando invece mi stava solo chiedendo l’ora o a che ora si entrasse in aula. Magari io non ero nemmeno alla sua altezza. E quelle mie bugie mi rendevano ancor più grande agli occhi delle altre ragazze.

Vedo poi che ci sono delle querele che scattano immediatamente quando sono fatte da persone che tendono appunto a tappare la bocca a qualcuno per non far emergere altri fatti, più gravi. Altre verità. Infatti, i miei legali stanno prontamente presentando contro querela. Oltre alle memorie. Le memorie. Invece di dimenticare, ho dovuto presentare anche le memorie. Si passasse subito ai fatti. Alle prove. A quando la prima udienza? Speriamo la macchina giudiziaria non sia lenta per la troppa mole di lavoro.

Io faccio tanto per non ricordarmi dell’enorme cazzata di gioventù, ed invece devo presentare le memorie. Che palle!

Non ho dubbi, confermo tutto. Parola per parola. Senza ombra di dubbio. Molte prove non sono state ancora depositate. Lo faremo presto per porre una volta per tutte la parola fine ad uno scempio durato troppi anni. Ma con certi teatranti bisogna che sia la legge a chiudere il sipario. Che sia imputato o accusatore. Che vinca o che perda. Perché nell’uno o nell’altro caso, a vincere sarà sempre la verità! Credo molto nella magistratura italiana nonostante qualche falla (Chiedere a Palamara).

La cassazione in diverse sentenze non lascia dubbi: chi offende, minaccia, adopera violenze ai danni di qualcuno, e presumibilmente si sente diffamato, nonostante abbia avito il diritto di replica, non incorre in diffamazione. Perché oltre alla prova ha creato un dubbio. In difesa di un diritto. Ed il diritto è il sale dell’informazione. Non lo dico io. Lo dice la legge.

Noi siamo stati offesi con ogni epiteto possibile ed immaginabile. Minacciati. Aggrediti fisicamente. Con prove. Fatti in parte denunciati e in parte no, da consentire a chi ci accusava di continuare a raccontare balle in maniera plastica.

Finché c’è un sistema che non costa nulla a chi fa esposti, querele, richieste di risarcimento danni anche in liti temerarie io credo che la democrazia avrà un bavaglio per sempre.
Io ho le spalle larghe della verità, ho alle spalle indagini fatte di tasca mia, con un ufficio legale straordinario che ci supporta, perché si sono resi conto della gravità delle condotte di chi mi accusa e cerca in tutti i modi di nascondere la polvere sotto al tappeto. Anche attraverso querele. Mi hanno sempre fatto sentire libero oltre che essere libero, ma quanti giornali locali o del web non hanno la possibilità di sostenere querele o richieste di risarcimento danni? E vengono mobbizzati addirittura perché denunciano quei politici locali che hanno poi le chiavi per le sponsorizzazioni attraverso le partecipazioni da dare a giornali e blog? Così li imbavagliano non dandogli più i soldi. Un mondo alla rovescia per l’informazione. In Europa, in Grecia, un giornalista di inchiesta, Giorgos Karaivaz, è stato ucciso lo scorso 9 aprile davanti alla propria abitazione ad Atene, nella culla della civiltà europea. E nessuno ne ha parlato in modo decente, come se fosse la cosa più normale del mondo. Non solo. Si è cominciato da un po’ di tempo a colpire tutti quei giornali e giornalisti non omologati, le voci che non sono nel coro. Io non lo sono mai stato nonostante avessi fondato due giornali per la distribuzione gratuita con oltre 2mila copie settimanali.

E’ molto difficile in questo momento fare inchiesta, come nei momenti in cui c’è particolare bisogno di raccontare cose che non siano nel mainstream. Lo strumento delle querele è mostruoso perché anche se si ha la certezza di perdere la causa, si utilizzano a scopo intimidatorio. Nel frattempo mento, ti querelo, freno la tua penna, e poi si vede. Come nel caso di specie. Si mente sapendo di mentire per salvaguardare capre e cavoli. Poi si vede. Vedremo. Ci si appiglia sempre a qualche falsa speranza. Io sono di vecchio stampo, non tratto mai con il malaffare. Una volta a giudizio, attendo la fine del procedimento. A prescindere dall’esito.

Io ho un mio sito che non è una testata giornalistica. Noi non siamo dei grandissimi editori e ogni querela ha un costo. (Dai 1500 ai 2000 euro). Non apriamo le gambe e non chiediamo gratuiti patrocini. (Nessuno si senta offeso, è una metafora).

Se poi uno dei presunti offesi è un magistrato o un avvocato o una persona molto importante il rischio di dover pagare è maggiore. Per giunta ora anche i giornalisti hanno cominciato a querelare i giornalisti. Più in generale il problema tocca in modo particolare i siti e gli editori più piccoli e quindi più autonomi e più indipendenti che saranno condannati alla morte perché dalle liti, anche se temerarie, bisogna comunque difendersi e sostenerne i costi. Come ho sempre fatto è continuerò a fare. Senza mai chiedere sconti o tanto meno pseudo accordi. Mai fatto.

Il modo migliore per cambiare questa situazione non lo conosco, certamente aiuterebbe un provvedimento sulle liti temerarie. Ma la domanda è: come è possibile che i giornalisti rischino di pagare risarcimenti milionari per diffamazione e con possibili risvolti penali, mentre i cittadini condannati ad una ingiusta detenzione ricevano dallo Stato (e non tra l’altro dal magistrato che ha sbagliato) risarcimenti ridicoli?.

Ci stiamo abituando sempre di più al fastidio delle domande e al racconto delle cose. Io credo che quella delle querele intimidatorie sia una questione serissima in questo momento: sono tanti anni che faccio questo mestiere, lo amo con tutte le mie forze ma sono sinceramente preoccupato.

Mi fa molta paura il giornalismo del comunicato stampa. Siccome abbiamo visto ahimè sempre di più, con le vicende grandi della pandemia che stiamo vivendo, che molto spesso dietro i comunicati stampa si nascondono delle verità farlocche, io credo che il lavoro del giornalista sia quello di andare a guardare dietro ed esercitare l’arte suprema del dubbio. Ecco, questo viene percepito come se tu fossi inopportuno, pesante, ripetitivo. Logorroico. Come mi scrisse una volta un test con la coda tra le gambe, che vantava di fare il giornalista. No amico mio: quello è il nostro mestiere. Tu non sei un giornalista, né un Blogger o un informatore, sei semplicemente un qualunquista. Oggi, di fronte ad un’inchiesta scomoda si taglia corto: Ti querelo, anzi spesso ti faccio una causa civile con richiesta di risarcimento danni esorbitante, così ti blocco la possibilità di fare il tuo mestiere. Così non si può. Per i comunicati bastano i bollettini ufficiali, non c’è bisogno dei giornali e del giornalismo.

Per mia fortuna ho le spalle larghe. Le prove non lasciano dubbi ad interpretazioni. E se poi qualche magistrato riterrà che alcune prove siano da approfondire, vi sono sempre i tabulati: messaggi whattsapp in entrata e in uscita, chiamate in entrata e in uscita. Messagger e qualche altra app. Le possiamo richiedere anche noi privatamente, a spese nostre. La verità va sempre perseguita, “anche nei mobili”.

I Processi penali non sono una riunione di condominio o peggio un “Grande Fratello Vip” dove l’uno appara il culo all’altro. Sono procedimenti dove si persegue la verità oltre ogni ragionevole dubbio.

Pubblicato da edizioni24

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