Gaetano Daniele: “L’era è cambiata. Facebook e la sindrome maniacale del “Mi Piace” ha aperto le porte dell’ovile”

By Gaetano Daniele

Ognuno ha le sue ossessioni o fissazioni e Internet ci vizia con quelle mode che possono diventare vere e proprie patologie. E’ la volta del “Mi piace” facebookiano. I guru dicono che ha cambiato il nostro modo di comunicare, il termometro di chi vale di più attraverso la misurazione dei “Mi Piace”, e noi ci sentiamo inorgogliti quando li vediamo moltiplicarsi sulle nostre pagine di Facebook. I vecchi antichi dicevano: “dimmi quanto hai in tasca e ti dirò chi sei”. Come sono cambiati i tempi. I “Mi Piace” hanno quasi sostituito i 110 con lode. Infatti, ad alcune di loro, a sentirle parlare, non sai se ridere o piangere, o altro. Una ragazza una volta mi disse: ma quando pubblichi un post ti fai da solo il “Mi Piace?” quasi a farmi sentire in colpa, una nullità, per non aver ricevuto nessun like sul post. Roba fantozziana. Se non fosse che i miei post raggiungono i 12 milioni di visualizzazioni l’anno, sarei dovuto ricorrere al suicidio. (Si fa per dire). Cose dell’altro mondo.

Nei giorni della Seconda Repubblica di Internet, quella della democrazia dei social network, abbiamo ridotto e mortificato l’indipendenza e la libertà del nostro pensiero in nome dell”iconografia di “un pollice  all’insù”. Insomma il nostro punto di vista è stato stritolato nella riduttiva sintesi della nostra sacrosanta opinione.

I malati della “sindrome del Mi piace” si stanno infiammando nel falò della vanità: tra musi rifatti, fili interdentale al posto delle mutande e tartarughe varie. Una volta ce ne andavamo in giro a raccogliere pensieri per capire di che pasta fosse fatta la gente. Oggi spalanchiamo la finestra del pc e pensiamo di aver capito tutto dell’altro attraverso la collezione dei “mi piace”, impigrendoci pure a buttar giù un commento decente. Come se poi chi facesse il famigerato clic con la manina su un nostro pensiero, lo avesse realmente letto o compreso! Tra Gratteri ed un Culo, preferiscono il culo. Anche perché Gratteri chi? La grattacaso? Roba da pazzi. Però non diteglielo, non vorrei aver toccato la loro sensibilità, o la loro vanità. Anche perché in questi casi due possono essere le reazioni: o mettersi completamente nude per dimostrare menefreghismo, o ritirarsi e coprirsi. A noi, nell’uno o nell’altro caso non interessa. Come di consueto, cerchiamo di esprimere una opinione senza ritorno. (Il Mi Piace).

Per la maggior parte è un modo per farsi notare, per manifestare simpatia. Per attaccare bottone. Secondo uno studio si è scoperto che nel 75% delle donne o degli uomini che passano le loro giornate sui Social, hanno o seri disturbi sociali, o problemi regressi.

Chiediamo pure agli strizzacervelli del web se abusare del “Mi piace” sia una scorciatoia per amplificare un confine, quello tra il personaggio virtuale, convinto di aver seppellito le proprie frustrazioni, e quello reale, colpevole di aver consegnato le insoddisfazioni quotidiane all’agorà finta di Internet.
Durante una recita scolastica del ’94, mi chiesero perché avessi scelto come partner la mia compagna di banco. Io, alzandomi sulla sedia, declamai: “Mi piace perché ha gli occhi a mandarla, il nasino all’insù e divide merenda con me”. Mi avevano insegnato a motivare la mia opinione. Voglio tornare ad esprimere il mio assenso o dissenso perchè penso, senza quel maledetto dito all’insù. E’ ora che il “Cogito, Ergo sum” cartesiano non prenda più sviste, scivolando sul chiacchiericcio della rete.

Ma un’altra considerazione va fatta: “ma chissenefrega se un uomo o una donna, apparentemente di bell’aspetto (se non quadri di lontananza)incassano 500 mi piace su un post, se poi quando aprono la bocca fanno venire l’orticaria?”

Insomma è proprio il caso di dirlo: “ma chissenefrega?”.

Pubblicato da edizioni24

Pubblicato da ith24.it - Per Info e segnalazioni: [email protected]

Una risposta a “Gaetano Daniele: “L’era è cambiata. Facebook e la sindrome maniacale del “Mi Piace” ha aperto le porte dell’ovile””

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.