Gaetano Daniele, basta menzogne: “L’unica ragione per cui arrivi ad usare le mani è per un movente ben preciso. A me il bavaglio non lo mette nemmeno il patreterno”

Gaetano Daniele

By Gaetano Daniele

Ci sono casi di cronaca nera incomprensibili, che si spiegano soltanto con la follia dei protagonisti. E se osi scriverlo, escono pazzi. Si stracciano le vesti da dosso, e temono che la loro funzione intesa come finzione, possa finire. Il fine per il quale hanno agito. Ricorrono ai giudici e invocano perfino la parola “pericoloso”. Cazzo, si stanno cacando sotto dalla paura. I bambini non si toccano. Mai. Avendo torto marcio, si chiudono in un silenzio tombale con la speranza di ottenere reazioni spropositate (strategia) affinché capovolgere la verità. Un giochetto superato. I giornali, i siti, i Blog, i giornalisti professionisti e qualche maresciallo dei carabinieri che pur di riportare la verità si firma con uno pseudonimo, non oserebbero mai riportare un falso. (Tenetelo bene a mente perché un giorno dovrete darne conto).

Il che mi pare probabile perché solo un matto da legare è in grado di picchiare suo figlio fino a chiuderlo fuori la porta di casa, al freddo ed in pigiama.

In modo brutale e per oltre 3 mesi negare di aver commesso simile gesto. Anzi. Quasi a voler far passare il gesto come se fosse stato di comune routine. Ci domandiamo se in passato avesse già dato segno di essere squilibrata. Pensiamo di sì nonostante il suo aspetto non tradisca una fragilità che faccia sospettare una malattia mentale.

Ovvio, ciò non basta per affermare che la giovane fosse una folle, però certe forme di ossessione indicano un disagio. Una sofferenza.

Dalla prigione in cui è custodita giunge la notizia che a confessione avvenuta, lla donna violenta abbia dimostrato di essere pentita e addolorata. Mah! Sono convinto, personalmente, che in realtà sia depressa a causa della totale incapacità genitoriale, avendo umiliato e mortificato con violenza un’anima innocentei. I detenuti colpevoli, una volta in cella e isolati dal mondo, non sono sereni perché rimpiangono la libertà, non perché la loro coscienza si sia risvegliata e riconosca la gravità del crimine. Immagino che se uno è pazzo lo sia a tempo pieno e se aspetta una sentenza per raccontare la verità significa che la sua aspirazione era di farla franca ed essere prosciolto, per tornare su Facebook a fare la bulla. Però l’ultima parola spetta agli psichiatri e non a me. Anche perché la buona donna si è rivolta ad un mestierante della politica. Uno di quelli che bada più all’apparenza che alla sostanza. E che teme che la verità finisca anzi tempo sui giornali. Perché il fine è stato raggiunto, ed il movente consumato.

Tra loro era in atto un contenzioso naturalmente per soldi. Anche qui verrebbe voglia di dire che il committente e l’esecutore delle aggressioni sono soggetti da manicomio. Indubbiamente si tratta di due personaggi dal cervello bacato, ma non credo possano invocare la seminfermità mentale. Siamo di fronte a due delinquenti con l’aggravante (non l’attenuante) della imbecillità.

Al sottoscritto il bavaglio non lo mette neanche il patreterno. Perché la verità non potrà mai essere soffocata dalla menzogna.

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