Gaetano Daniele ai Talebani: “Fatevi comprare da chi non vi conosce. Accarezzano l’Italia e l’occidente per appropriarsi dei 9 miliardi di riserve Fed. Ma restano talebani”

Gaetano Daniele – Amministratore ith24

By Gaetano Daniele

I talebani volano alto. Anzi. Puntano in alto con le loro chiacchiere. Restano talebani, restano chiacchiere. Si facessero comprare da chi non li conosce. E se pure li trovassero, lasciano il tempo che trova. Nulla di serio. L’indole ed il sangue non mentono mai. Prima o poi riemergono. Come lo strorzo appena fatto. Affonda. Poi col tempo riemerge. È solo questione di tempo. Ed io me ne resto affacciato alla finestra, consapevole che quanto sostenuto si è verificato. E continuerà a verificarsi. Perché l’esperienza insegna. L’esperienza è lungimiranza.

Ora cercano di vendere all’Italia e all’Occidente un’immagine accettabile. Ma il loro regime non è frequentabile da chi, come l’Italia e l’Unione Europea, ha tra i propri obbiettivi la promozione dei diritti umani, l’emancipazione delle donne e la difesa dei diritti dei bambini.

I capi talebani puntano al riconoscimento o a un modus vivendi con l’Occidente per garantirsi lo sdoganamento di oltre 9 miliardi di riserve valutarie congelate presso la Riserva Federale di New York. Quel riconoscimento gli garantirebbe un posto alle Nazioni Unite e nelle varie organizzazioni internazionali oltre agli aiuti per lo sviluppo. Furbi.

Garantire aiuti ad entità statuali che sfuggono a qualsiasi controllo nei confronti del donatore è una follia. Così questi 9 miliardi rischiano di accrescere le loro capacità militari o di finire nelle tasche dei loro capi. Se accadesse, come credo, non faremo altro che armare la mano del nemico ai danni della loro stessa gente. Per non parlare dell’occidente.

L’immagine dei talebani evoluti e pronti al rispetto dei diritti umani non è credibile. Non sono diversi da quelli che guidarono il paese dal 1996 al 2001. I loro capi provengono tutti da quell’esperienza. Il mullah Baradar era un compagno di fede e militanza del mullah Omar e fondò con lui il movimento. La dinastia degli Haqqani, presente ai vertici talebani, è un clan terroristico. L’Emiro Akhundzada era già nel passato regime ed è pronto ad assumere una carica di Guida Suprema analoga a quella dell’Ayatollah Khamenei ai vertici della Repubblica islamica. Ma di che cazzo stiamo parlando. Chi spaccia per real politik il dialogo senza remore o condizioni con formazioni terroriste, stati falliti e organizzazioni criminali interpreta molto male gli insegnamenti di Henry Kissinger. L’autentica real politik si realizza con un lento, invisibile lavoro che non prevede il patteggiamento con quelle entità, bensì il loro condizionamento attraverso una capillare opera di pressione.

Bisogna pressare quel male, tenergli testa, far sentire il nostro fiato sul collo, quel vento di democrazia e legalità, fino a farli volare in cielo. Fino a farli nascondere per vergogna. Che poi dicessero o si inventassero la favola dei perseguitati. Chi cazzo li ascolta? Solo talebani della loro specie. Della peggiore.

Questo è un serio problema. L’amministrazione Biden aveva ragione nel sostenere la necessità del disimpegno, ma serviva un disimpegno progressivo, non un’uscita repentina e disastrosa. Il rischio è che l’operazione si ripeta con il ritiro dall’Iraq. E peggio ancora che l’amministrazione Biden cerchi di coprirlo ammantandolo sotto la coperta di un nuovo accordo sul nucleare con l’Iran. Ci ritroveremo così con un Iraq regalato all’influenza iraniana e un accordo di carta straccia simile a quello già firmato da Obama. .

I soldi sono stati già garantiti a fine luglio durante la visita di una delegazione talebana in Cina. In cambio Pechino ha ottenuto l’impegno talebano a non appoggiare gli uighuri dello Xinjiang. Una promessa facile da ottenere visto che i Pashtun, vero nucleo tribale talebano, han poco da spartire con gli uighuri. Ma Pechino guarda anche ai tremila miliardi di risorse minerarie dell’Afghanistan e al progetto di linea ferroviaria che la collegherà all’Iran attraversando la Kirghizia, il Tajikistan e lo stesso Afghanistan. Per non parlare dell’asse privilegiato con Teheran. Un asse, al riparo da sanzioni, su cui scorrerà il greggio degli ayatollah. E dove il Pakistan, grazie all’alleanza con Cina e Emirato, si ritroverà in vantaggio rispetto al nemico indiano.

Ciò detto, non ci resta che piangere. Sotto a chi tocca. Purché lontani almeno un palmo dal mio culo. Tutt’al più potrò un giorno scrivere: “Ma io ve l’avevo detto….”.

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