Funivia Stresa Mottarone, onori al Pm Olimpia Bossi: chi sbaglia paga subito, ecco cosa la contraddistingue dagli altri

Non ama i riflettori Olimpia Bossi. Eppure, di fronte ad una tragedia come quella del Mottarone, di fronte a parenti e giornalisti ansiosi di verità, non si è sottratta. Non per la vanità di avere tra le mani uno dei casi emotivamente più difficili da gestire, ma perché, pratica e precisa come è descritta da chi la conosce, vuole dare risposte. E ne ha già date (nomi e cognomi dei presunti responsabili della tragedia con altri in arrivo) non risparmiandosi in questi quattro giorni di angoscia.

Nata a Busto Arsizio 55 anni fa, Olimpia Bossi è una tosta. Lo avevano capito i colleghi della pretura circondariale di Termini Imerese (Palermo) dove ha trascorso i primi tre anni di carriera. Era il 1994. Poi nella sua città natale è prima giudice civile, poi gip. Qui molti la ricordano per aver indagato a fondo nell’omicidio di un ingegnere romeno di 40 anni. Il suo datore di lavoro, un piastrellista che all’epoca dei fatti, nel 1999, aveva 36 anni, lo aveva arso vivo perché aveva denunciato condizioni di lavoro disumane. Aveva chiesto 30 anni, la Cassazione li riduce a 16.

Quando il Csm la designa a capo della procura di Verbania, cinque anni fa, diventa il  magistrato più giovane d’Italia alla guida di una procura. E si è dimostrata una procuratrice di ferro: fedele alla sua missione, non si è mai persa nei meandri delle correnti che si muovono all’interno della magistratura. L’unica corrente che vorrebbe seguire, ammette, è a bordo di una nave da crociera per fare il giro del mondo. Magari insieme ai suoi due figli: uno che studia al Politecnico di Milano, l’altro che vuole diventare come la mamma e già si “allena” facendo tirocinio. E se i geni non mentono…

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