“Fratelli Maffei”. Giorgio Gori la spara grossa e fa una figura di merda sul rogo di Primavalle

Il 25 aprile è stato celebrato in ogni città italiana in memoria della Liberazione del Paese dalla dittatura nazifascista. Gli stessi esponenti del governo sono stati impegnati in numerosi eventi, anche insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A Bergamo, è stato il sindaco Giorgio Gori a condurre le celebrazioni, con un discorso lungo e articolato ai suoi cittadini, durante il quale ha ricordato il valore della democrazia, dell’antifascismo e l’impegno dei partigiani per la liberazione. Non ha comunque perso occasione per vergare una supposta superiorità morale figlia della sua provenienza politica. Ma è anche caduto in una gaffe durante il passaggio sul rogo di Primavalle, in cui furono uccisi i fratelli Mattei, figli di un segretario locale del Movimento sociale italiano.

Per il sindaco di Bergamo, infatti, i due ragazzi di 22 e di 8 anni, sono i fratelli “Maffei”. Probabilmente un errore di lettura, o magari di scrittura, impossibile dire con precisione da dove nasca l’errore di Gori. Ma l’errore c’è stato, come riporta il sito Bergamonews.it. È importante sottolineare che solo questa testata locale riferisce il discorso integrale del sindaco di Bergamo, con relativo errore. Dalle altre parti si assiste a un silenzio assordante. Nemmeno nelle agenzie c’è il passaggio relativo al rogo di Primavalle, sparito dalle cronache del discorso del 25 aprile del primo cittadino. E non sarebbe nemmeno rilevante riportarlo questo errore, se solo qualche giorno fa la sinistra non fosse salita per l’ennesima volta in cattedra con la penna rossa per cerchiare di rosso un altro errore, quello di Lorenzo Fontana.

Il presidente della Camera, infatti, ha sbagliato pronunciando il nome di Vittorio Bachelet, il giurista assassinato dalle Brigate Rosse nel 1980, a cui è intitolato un istituto scolastico citato da Fontana nel corso del suo intervento di apertura dei lavori. In quell’occasione la sinistra, con la stampa fedele, non ha perso occasione per parlare di “figuraccia”. Dal Corriere della sera è arrivato addirittura l’articolo vergato da Gramellini. La stessa solerzia, la stessa attenzione e voglia di usare la penna rossa non si riscontra nella gaffe di Gori sui fratelli Mattei, che se proprio si vuol fare un paragone non è stato un semplice errore di pronuncia. Errare è umano e il sindaco non può essere crocifisso per un’inezia simile, ma questo dimostra ancora una volta che le “lezioncine” arrivano solo in una direzione.

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