Foibe, al confine Sloveno i comunisti sono nostalgici: la scritta Tito a caratteri cubitali la dice lunga

A pochi chilometri da Trieste e Gorizia campeggia uno sfregio ai martiri delle foibe:  la parola Tito a caratteri cubitali è in bella vista sopra il borgo di Rifembergo, realizzata a bella posta da un gruppo di “nostalgici”. Con il benestare dell’amministrazione comunale. La segnalazione è arrivata all‘Unione degli Istrianida un gruppo di italiani in vacanza in quei luoghi. Un’installazione con massi ancorati al suolo resa visibile dalla”cura” di un gruppo di zelanti cultori del maresciallo Tito. “Cari Amici – inizia la nota dolente  su Fb degli istriani-. Ci giunge la segnalazione della comparsa, con tanto di disboscamento preliminare, di una nuovissima scritta inneggiante al Maresciallo Tito sopra il borgo di Rifembergo. A metà strada tra Trieste e Gorizia. A realizzarla, con il compiacimento ed il benestare della locale amministrazione comunale, un gruppo di giovani nostalgici del capo di tutti i criminali di guerra jugoslavi”. Che  non hanno esitato a tagliare il bosco per comporla, “rovinando l’ameno paesaggio costituito anche dal sottostante, omonimo castello medievale”.

Un castello “bruciato dai partigiani seguaci del citato criminale comunista. Che prima lo diedero alle fiamme dopo averlo depredato; e poi lo espropriarono ai nobili Lantieri, che lo possedevano da oltre 400 anni”. I quali a malapena riuscirono a salvare la pelle.  Uno dei sopravvissuti all’incendio appiccato dai partigiani comunisti jugoslavi è proprio Massimo Lacota, presidente dell’Unione istriani. E’ a lui  che si sono rivolti dei vacanzieri triestini lì in vacanza, dopo l’amara visione. Indecente “che si realizzi una scritta con il sostegno delle autorità locali– prosegue il posto-:  le stesse che poi sostengono anche il progetto di Gorizia/Nova Gorica Capitale europea della Cultura 2025″. Tutto ciò è “indicativo del fatto che oltreconfine, la figura del Satrapo di Belgrado è ancora attuale”.

“In quel luogo dovrebbero erigere un monumento alla pace. È una vergogna che esista un obbrobriosimile”, ci dice. “Ricordo sommessamente che appena due anni fa il presidente sloveno Borut Pahor teneva per mano Mattarella davanti alla foiba di Basovizza- ricorda al Giornale– . Se quel gesto rispecchiasse davvero il sentiment e le intenzioni delle autorità di Lubiana, uno scempio del genere non verrebbe tollerato”. Di quella stretta di mano tra i due presidenti? Rimane nulla, solo  “una bella foto ricordo”.

L’installazione è tenuta viva  all’operosità di gruppi di “tutori del culto” di Tito, che hanno anche ancorare i massi al suolo. Ma non finisce qui. Lacota informa  che “lungo il confine sloveno esistono già due scritte analoghe a questa: una sul monte Sabotino e una sul monte Cocusso. Sono decenni che ne chiediamo la rimozione. Ovviamente nessuno ha mai provveduto”. Vergogna.

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