Femminicidio di Bologna, il carnefice peggio del 41bis di Alcatraz: “Voleva un video ogni 10 minuti”. L’ossessione superava l’immaginazione. Ma secondo il Procuratore “non era pericoloso”

Giovanni Padovani, l’ex fidanzato di Alessandra Matteuzzi, resta il carcere. Il gip del tribunale di Bologna Andrea Salvatore Romito ha confermato l’arresto del 27enne, calciatore e modello di Senigallia, con l’accusa di omicidio aggravato dal reato di stalking nei confronti della 56enne. “La gravità dei fatti è attestata dalla ampia estensione temporale della condotta persecutoria, – si legge nel testo dell’ordinanza – posta in essere a fronte di un rapporto sentimentale di modesta durata e ridotta frequentazione e, dunque, indicativa del desiderio ossessivo nutrito dal detenuto e della sua incapacità di accettare la cessazione della relazione, dalla quotidianità ed intensità delle molestie e dalla multiformità delle condotte assunte”

Durante l’interrogatorio di convalida del fermo Giovanni Padovani, assistito dall’avvocato Enrico Buono, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il pm Domenico Ambrosino aveva chiesto la convalida del fermo dell’indagato con l’ipotesi di reato per omicidio aggravato. L’istanza è stata accolta dal gip di Bologna che, questa mattina, ha convalidato l’arresto del 27enne spiegando che il carcere “è l’unico presidio in grado di tutelare la collettività (e, in particolare, i familiari della Matteuzzi, esposti al rischio di ritorsioni o gesti connotati da pari carica aggressiva) dal ripetersi di gesti analoghi”. A margine dell’udienza, il legale del 27enne non ha voluto rilasciare dichiarazioni: “Non è il momento, è molto provato”, ha detto riferendosi al suo assistito..

A pochi giorni dal delitto, emergono dettagli sempre più inquietati sullarelazione tra Giovanni Padovani e la ex fidanzata. Lo scorso 29 luglio, Alessandra Matteuzzi aveva denunciato il 27enne per stalking. Pare, infatti, che il ragazzo fosse solito chiedere alla compagna “un video ogni 10 minuti”, da inviare su Whatsapp, per verificare i suoi spostamenti. L’indagato, così come ha confermato anche la sorella della vittima, era ossessionato dall’idea di un possibile tradimento. Al punto da molestare la donna con messaggi, telefonate e appostamenti sotto casa.

Nel corso dell’interrogatorio di oggi, il gip ha ricostruito la dinamica del truce omicidio. Secondo gli inquirenti, prima di partire da Senigallia per arrivare a Bologna, Giovanni Padovani avrebbe preparato uno zainetto “all’interno del quale metteva un martello, – scrive il giudice nel testo dell’ordinanza -trovato sulle scale di casa, giustificando tale condotta con una presunta eventuale necessità di difesa. Entrato nel giardino condominiale toglieva il martello dallo zaino e lo appoggiava ad un albero”. Proprio con quel martello, il 27enne ha massacrato la ex compagna.

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