By Rosa Caules Nadal
“Caro Direttore Daniele, in Italia ormai si sta perdendo fiducia nella magistratura, sempre più ambigua. Noi cittadini nutriamo sempre meno fiducia nelle toghe a causa di questo atteggiamento ostile al governo, che rappresenta una maggioranza politica voluta e scelta dal popolo italiano, e a causa della clemenza verso certi criminali, come Raffaele Ventura. Terrorista rosso che nel 1977 ammazzò l’agente di polizia di 25 anni Antonino Custra. La Corte d’Appello di Milano ha dichiarato prescritta la pena inflitta nel 1996 a Ventura, ora 75enne. Dei 14 anni di carcere il terrorista non ha scontato neppure un giorno, conducendo una vita sicura e tranquilla a Parigi, dove si rifugiò, trovando protezione. Oggi, grazie ai giudici che lo hanno graziato, il criminale potrà rientrare in Italia, come se niente fosse. Ma le pare normale? Con affetto Antonio Peluso.
Caro Antonio, non mi sembra affatto normale. Non è normale che un essere umano uccida un altro essere umano e venga considerato alla stregua di un eroe da tutelare e persino da ammirare, perché è così che sono stati trattati e visti i terroristi rossi che hanno fatto scorrere fiumi di sangue e spezzato vite innocenti. È risaputo. Essi sono stati esaltati, preservati dal giudizio e dalla condanna, addirittura reputati martiri. La loro fuga? È stata descritta quale esilio e non latitanza. Un affronto questo nei confronti delle vittime nonché un ulteriore dolore (e danno) inflitto ai familiari di queste ultime, che hanno vissuto e vivono sapendo che coloro che hanno macellato i loro congiunti non hanno mai pagato per i crimini commessi né mai pagheranno. Ventura non è stato l’unico a farla franca. Tutti sono riusciti a sottrarsi alle loro responsabilità godendo della protezione di governi complici. La Francia, da un lato, ha accolto; l’Italia, dall’altro, per decenni non ha compiuto nulla di concreto per riportare i compagni assassini in patria affinché rispondessero dei loro delitti. E oggi lo spregio ulteriore: Raffaele Ventura da uomo libero potrà rientrare in Italia e trascorrere qui la sua vecchiaia, usufruendo di vantaggi, diritti, sostegni, servizi che lo Stato italiano riconosce ai cittadini della sua età, pur non avendo egli mai contribuito e pur avendo un debito colossale mai saldato con la Nazione e con il suo popolo. Ecco, la magistratura potrà anche dichiarare estinta la pena, consentendo tale vilipendio, sebbene Ventura in galera non ci sia mai entrato, ma quello di cui il terrorista in questione si è macchiato non è estinto né potrà mai essere cancellato. E ci toccherà vedere Ventura camminare per strada, impunito, forte del suo averla fatta franca, ancora più convinto di essere nel giusto. E cos’è questo se non un modo per avvalorare e legittimare determinate condotte? In un momento in cui dalle viscere della società riemerge una sorta di rigurgito del terrore rosso contro gli apparati dello Stato, le forze di polizia, divenute bersaglio quotidiano non soltanto dei facinorosi ma anche di una precisa parte politica e massmediatica, le toghe cosa fanno? Consentono a un assassino politico, il quale ha massacrato un poliziotto, di rincasare dalle nostre parti, di vivere in mezzo a noi, in assoluta libertà, perdonandogli quello che di fatto è un reato imprescrittibile, l’omicidio. Resto fermo, che chi giudica, a volte, ha bisogno del sostegno psicologico e mentale. C’è chi non può dimenticare. E ci sono cose che nessuno dovrebbe mai dimenticare.