[Esclusiva] Il Corvo a ith24: “Il generale Chris Donahu lascia l’Afganistan, un errore che ci costerà caro. Gli afghani non vanno abbandonati, ma guidati”

By Il Corvo

Il generale a due stelle, Chris Donahue, comandante dell’82° divisione aviotrasportata che ha tenuto l’aeroporto di Kabul per l’evacuazione più possente e drammatica del mondo libero, lascia l’Afghanistan. L’ultimo volo verso casa. L’ultimo aereo. L’ultimo soldato, si lascia alle spalle 20anni un lavoro durato 20anni.

Il 31 agosto 2021, l’America commette il suo più grande errore. La Nato ha sempre combattuto, soprattutto gli italiani, con un braccio legato dietro la schiena a causa del ritornello della missione di pace. L’esportazione della democrazia è stata una cazzata pazzesca. Non è un frigorifero o lavatrice che funziona ovunque se la colleghi alla presa di corrente. Il mondo libero non è stato in grado di conquistare i cuori e le menti degli afghani e neppure di sradicare l’inettitudine e la corruzione del governo, che è crollato come un castello di carte assieme alle forze di sicurezza. I diritti acquisiti, le conquiste, come le bambine a scuola, le donne al lavoro, una parvenza di elezioni e di stato di diritto sbandierati all’ammaina bandiera ad Herat dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, si sono sciolti come neve al sole davanti all’avanzata fulminea dei talebani.

I talebani, come hanno sempre detto con inflessibile coerenza, non vogliono la democrazia e ancora meno i valori occidentali, ma solo l’interpretazione dura e pura della sharia, la legge del Corano. Dopo vent’anni di guerra cantano giustamente vittoria all’aeroporto di Kabul innalzando il vessillo bianco con i versetti neri dell’Islam ed i combattenti delle loro unità speciali, le Red unit, vestiti da Rambo grazie all’attrezzatura bellica Usa donata agli afghani.

Adesso bisogna voltare pagina e fare tesoro degli errori compiuti per guardare al futuro del paese e dei rapporti con l’Emirato integralista. Il nuovo governo, che verrà annunciato fra non molto, sarà il primo banco di prova, ma al di là dei nomi di facciata per renderlo inclusivo i talebani andranno giudicati sui fatti di ogni giorno.

Il paese non va isolato, altrimenti non tireremo mai fuori chi è rimasto indietro, pur avendo collaborato con noi, chi ha sempre guardato all’Italia come esempio e ancora di salvezza, chi non vuole vivere nel Medioevo talebano. La comunità internazionale deve monitorare e vigilare per evitare che l’Afghanistan ridiventi la culla del terrore come prima dell’11 settembre. I segnali sono pessimi e non solo per la costola locale dello Stato islamico che sta rialzando la testa.

Ieri è tornato nella provincia natale di Nangarhar, da tempo hub del terrorismo, Amin-ul-Haq, ex capo della sicurezza di Osama bin Laden, che aveva protetto fino all’ultimo lo sceicco di Al Qaida nell’ultima ridotta di Tora Bora. La gente del posto l’ha accolto come un eroe reclamando selfie e baciandogli la mano.

Se l’inizio democratico parte con un bsciamano ad un esponente che ha gestito gli affari di uno dei più grandi terroristi della storia, l’errore non è stato lasciare l’Afghanistan, ma mettere bandiera 20annu or sono.

Il Corvo

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