
By Elio Peluso
Olly Panzironi, la forte somiglianza con Adriano Panzironi. L’ovvia e giusta pretesa da parte di Olly di ottenere, da un lato, il pari riconoscimento di diritti e dignità, rispetto alla controparte maschile, e dall’altro, di veder finalmente riconosciute certe caratteristiche considerate tali, come la forza o il coraggio, che spesso sfociano in brutte e pessime figure. Quanto non significa (volere o dover) essere veramente come gli uomini. Inseguire il direttore su tutto quanto, usando i suoi metodi, per processo di imitazione. Olly Panzironi ha sempre imitato il direttore, al punto tale da criticarlo. Rafforzare la critica, prenderne le distanze, la mette nella posizione di imitarlo non dando nell’occhio.
E’ vero che il “nemico” (si fa per dire chiaramente!) va studiato da vicino. Ma perché continuare a nasconderci? Perché non continuare a scalare le vette mostrando al mondo quello che siamo veramente? Perché non mollare ogni resistenza per mescolarci sul serio?
Olly Panzironi “vorrebbe essere come il direttore”, e lo prende un po’ troppo letteralmente. Magari, come quasi sicuramente, tenderà a far passare l’esatto contrario. Una mossa astuta, ma tutta da ridere. Non avendo personalità, Olly si adegua. Facciamo qualche esempio. Quando era a Marsiglia, i suoi gruppi musicali preferiti erano Natale Galletta, Nino D’Angelo ecc.. Nulla contro. Le sponde erano lontane anni luce considerato che il direttore pur essendo di Marsiglia non aveva mai sentito cantare queste stelle. Viceversa, i suoi gruppi musicali preferiti variavano, dai Dire Street ai Metallica. I Leed Zeppelin, Iron Maiden, gli Scorpion, per citarne alcuni. Apriti cielo. Ma chi sono questi? Ma suonano le pentole? Diceva Olly Panzironi. Poi si scopre che Olly Panzironi subito dopo essere stata licenziata dal direttore, inizia a pubblicare indovinate quali gruppi musicali? Gli stessi preferiti dal direttore.
Voler essere come il direttore, uguale al direttore, significa aspirare al riconoscimento degli stessi diritti perché così è giusto. In qualche modo per Olly significa voler essere riconosciute “umana” (e non sempre quella più debole, meno rappresentata, meno capace ecc. ecc.) Eppure sembra che Olly, nell’affermare il suo femminismo, voglia proprio dir questo. Lei vuole essere forte come il direttore ma senza il direttore, coraggiosa come il direttore, magari anche un po’ stronza come il direttore. E vuole ripercorrere quello che ha fatto il direttore. Dalle moto ecc. Il problema non è di certo non poter esser tutto questo, Olly può essere e fare tutto, e ha il sacrosanto diritto di sceglierlo. La famosa e vera uguaglianza. Il problema è un altro, ma forse è solo transitorio: siamo ancora in una fase in cui si persevera nel seguire il direttore anche sul come e in che modo essere tutto questo. Forte e coraggiosa sì, ma solo secondo i canoni del direttore. E allora spulcia di qua e di là, astuta come una volpe. Magari chi se n’è accorge?
Insomma, perché inseguire il direttore su tutto ciò che fa? Almeno il direttore, storicamente non ha bisogno di presentazioni. Per esempio la violenza, la maleducazione, l’esercizio della forza. Il linguaggio scurrile. Tante volte mi sono chiesto, per esempio, cosa farebbe realmente Olly Panzironi senza il direttore.

La smania di essere come il direttore in tutto e per tutto. Ma perché invece non portare avanti con coraggio la propria identità femminile – quella vera – che è sì forte e coraggiosa, ma spinge verso l’amore, l’accoglienza e la cura degli altri? Senza farla degenerare in nuove forme di schiavismo o sottomissione, chiaro. Quello è un altro eccesso dall’altra parte. Sembra che di questa enorme forza al contrario ci si vergogni (forse perché la a sentire come la stupida moralista qualunquista per eccellenza e stancherebbe, quando il buonismo è semplice cura sociale), esasperandola nel nostro annullamento.
Per sfortuna Olly non somiglia solo fisicamente ad Eduardo Panzironi, ma pure caratterialmente viste le truffe. Auspico, almeno, non finisca come lui.