Enrico Ruggeri: “La sinistra è sempre stata dittatoriale e omofoba, altro che destra…”

Enrico Ruggiero in una lunga intervista al Corriere della Sera, traccia un bilancio della sua carriera di cantante e di conduttore tv, ma non disdegna incursioni nella politica, soprattutto in relazione alle sue esperienze giovanili. Non si dichiara esplicitamente “di destra”, ma dice a chiare lettere cosa pensa della sinistra di oggi e cosa pensava di quella ieri. “Mi sono battuto contro la dittatura comunista”, spiega, facendo riferimento agli ambienti universitari e intellettuali…

Enrico Ruggeri ha vissuto in pieno gli anni Settanta, quelli dei comunisti contro fascisti. «Ricordo una volta in tram, avevo un album di David Bowie, venni fermato da alcuni “compagni” che mi chiesero: perché ascolti quel frocio qualunquista? In quegli anni la sinistra era omofoba, oggi non lo ricorda più nessuno, ma era così». Quindi, gli chiedono, lei è di destra? «È una semplificazione frutto di un’analisi superficiale. Io vengo da un mondo nel quale c’era una dittatura, al liceo dominavano i comunisti, le Br erano i compagni che sbagliavano, stavo in una scuola dove assemblea e professori applaudirono l’uccisione di Calabresi, Gad Lerner e Pisapia erano i più equilibrati. Le menti libere tendono a essere refrattarie alle imposizioni e io da allora mi sono battuto contro quella dittatura, pur condividendo certe battaglie considerate di sinistra».

Il cantante milanese nelle sue canzoni – ricorda – parlava di trans quando il tema non interessava a nessuno, tantomeno alla sinistra. «Mi sento al di sopra delle etichette. Decido di caso in caso. Ad esempio preferirei che l’Italia non fosse nella Nato. È una cosa di sinistra? Non so, ma io lo penso. Elly Schlein? Credevo potesse favorire Renzi e Calenda… È più facile stare all’opposizione che governare, ma penso che ci siano temi che interessano di più di altri: ad esempio secondo me la casalinga di Voghera non ha così a cuore i diritti Lgbt, mentre è interessata all’occupazione e alle pensioni. E il mio non è un giudizio di merito, ma strategico». Al

Ruggeri ha appena pubblicato il suo nuovo brano, «Dimentico», in cui parla in prima persona dell’Alzheimer. «È una canzone nata non perché abbia avuto casi in famiglia, ma perché ho preso due schiaffi nel giro di pochi giorni. Prima ho conosciuto La Meridiana, una cooperativa che gestisce un centro dove ho passato un po’ di tempo con persone malate, poi ho visto The Father con Antony Hopkins. E sono rimasto molto colpito. È un tema stimolante perché ha a che fare con qualcosa che si rompe in quel punto indefinito che è anima e cervello, cuore e percezione: siamo impreparati, tanti si vergognano. Dal punto di vista artistico per me sono interessanti quei temi dove l’oggettività non esiste e anche la conoscenza è aleatoria».

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