Elly Schlein su Vogue guarda al futoro, i “compagni” si devono rassegnare…

Voi che ghignate del dedicato ad Elly, su Vogue, che c’è da ridere ? Che fate, rosicate ? Armocromie. Personal shopper. Roba top. Non alla vostra portata. Mi stupisco del vostro stupore: non è il “me ne infischio dei vostri fischi” di De Gasperi ai compagni durante un comizio quarantottesco, non lo trovate; fonte: mio papà, dc presente, ma a voi epigoni post-moderni, basta e avanza.

Scusate: ma alla premier Meloni, i duri e puri della Cgil non hanno fatto l’affettuoso “pensati sgradita” in stile Ferragni ? E, prima ancora, l’onorevole Sumahoro, parlando della sua signora, non ha esteso il catalogo dei diritti sociali al “diritto all’eleganza” perché – non capite un bel nulla – “il diritto alla moda è una libertà, la moda non è né bianca né nera, la moda è semplicemente umana”. Non fate la figura degli ignoranti: è la modernizzazione dell’articolo, che sapete a memoria, della Costituzione più bella: “senza distinzione di sesso, di razza…”. Tutto vi devo spiegare ? Ecco.

L’estetica – questa qui – è la nuova filosofia dell’essere della sinistra italiana. State buoni: la Schlein cavalca il vecchio “genius saeculi” o se più vi aggrada il sospettatissimo “Zeitgeist”. Che ci trovate di male, a parte l’indigesto Stirner, capitato lì per caso ? Altro che struttura e sovrastruttura e putride marxianate. E ancora andate cianciando del salario minimo ? Non vi basta il parametro dei 300 euro al giorno della signora Cricchio, consulente della leader – a lei fa lo sconto – per l’armonia dei colori comprati con quelli suoi? Cercate di capire: la se-pensante anti-Giorgia ha acquisito nuove consapevolezze, si è calata dentro la missione del suo tempo. In fondo dalle deprecate cene eleganti di B., il diritto all’eleganza, alla vogue, al consulente armocromatico, la distanza non è tanta, no ? Non siate troppo nostalgici della sinistra verace; è vintage. Non c’è più.

Cercatela al cinema, non al Pd. Magari nel gustoso e cogitabondo “Sol dell’Avvenire” di Nanni Moretti: con le sue sezioni comuniste, le bandiere, le icone rosse di compagni, facce e braccia; le lotte e i drammi; con i numeri dell’Unità titolati sul ‘56 a Budapest, l’ombra silente del Migliore; il tempo che si é fermato. E un’ineleganza che aveva un che di elegante: dimessa, proletaria, operaia, intellettuale, egualitaria; ma legata alle speranzose masse, non sta cosa qui. Immagini giurassiche, distantissime dalla confezionatissima Elly; dalla sua privacy nel salotto di Baglioni o a casa
De Benedetti, così squisito lui con le signore ( la Nostra ha apprezzato, la nuora Paola pure). Intanto, lasciamo perdere rispettabili figure democrat in fuga come Fioroni Marcucci e Borghi che hanno fatto strada.

Ma l’eurodeputata Caterina Chinnici, figlia del giudice martire della mafia, giudice anch’essa che lascia la Schlein per andarsene in Forza Italia ? “Conosco Elly da tanto, ne apprezzo l’autenticità dell’impegno. Ma su alcuni temi abbiamo visioni diverse”, ha detto. Sì, diverse. Appunto. E che é questa, se non una scossa che avverte di un imminente sisma ? Caterina, orfana di vittima illustre della mafia vera, cittadina della Palermo di Falcone, Borsellino, Dell’Utri, maxi-processo e tutto ciò che vi é noto, nei giorni della Cassazione che fa pulizia della Trattativa – interpreto Scarpinato, eh – se ne va “di là”.

Non va bene: segnala che l’architettura Franceschini, non é solida. Per nulla. Però non esagerate: niente Heidegger, per favore. Che c’entra Elly col “niente nientifica ininterrottamente, senza che noi, col sapere in cui quotidianamente ci muoviamo, veniamo veramente a sapere di questo accadere”, di Martin. State muti, sennò mi accusano di ciò che sapete. É un’altra cosa, credete a me. É Parodia; la quale – ci ha lasciato detto Scaligero – “deriva dalla Rapsodia. Quando, infatti, i rapsodi interrompevano la loro recitazione, entravano in scena coloro che, per amore del gioco e per rinfrancare l’animo degli spettatori, rovesciavano tutto quanto aveva preceduto..”. Ecco. Al Pd la recitazione é interrotta. C’è Schlein.

Pubblicato da edizioni24

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