Elly Schlein ci ammoscia le palle partendo dal 1945: Meloni si dichiari antifascista. E Formigli raggiunge l’orgasmo

Il dibattito nel Pd è al suo culmine. Come trattare la leader della destra Giorgia Meloni? Riconoscerne le capacità, come hanno fatto Bonaccini e Letta o attaccarla a testa bassa, come vuole Elly Schlein? Il dilemma – che immaginiamo occupi le menti degli italiani sopra ogni altro – viene subito utilizzato da Corrado Formigli per i suoi comizietti televisivi sul pericolo fascista.

E’ un tic, un vizio, un’attitudine che Formigli non controlla, non domina e da cui è letteralmente soggiogato. Quindi incalza la candidata radical alla segreteria del Pd: ma insistere sul fascismo con la Meloni è cosa buona e giusta? Certo, risponde lei, è cosa buona e giusta. “Vorrei che Meloni si prendesse dodici minuti di tempo per dichiararsi antifascista”. Perché il pericolo c’è, aggiunge. E qui la trasmissione raggiunge vette di tragica comicità: nel giorno in cui gli anarchici minacciano di morte un dirigente della Iveco, la Schlein va a ritirare fuori l’assalto alla sede della Cgil per dimostrare che i “fascisti” possono colpire in ogni momento. Francesco Borgonovo, presente in studio (uno dei pochi ormai che si sacrifica per il teatrino di Formigli) le fa notare che battere su quel tasto non ha portato fortuna al Pd, in termini di consensi e di credibilità. Nulla da fare: a supportare i nobili intenti della Schlein interviene Stefano Cappellini che rincara la dose: “Denunciare il pericolo fascista non porta voti ma è giusto farlo e dunque facciamolo”. E Elly a rinforzo: “Basta leggere le inchieste di Berizzi per capirlo”. E niente, stanno ancora così.

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