Draghi: “Situazione scoraggiante. L’Ue deve cambiare”

By Lorenzo Grossi

“Se l’Europa vuole rimanere padrona del proprio destino allora deve necessariamente cambiare e attrezzarsi”. Mario Draghi è perentorio ne delineare il quadro prospettato all’Ue tre giorni dopo avere illustrato a Bruxelles il suo report sulla competitività lungo 400 pagine. Nella conversazione con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, nel corso dell’evento “Il Tempo delle Donne” alla Triennale di Milano l’ex presidente del Consiglio invita la comunità europea ad avere “una comunità di vedute” in modo tale da “essere indipendenti”. Anche se lui è pienamente consapevole che “ci voglia molto tempo e, se uno guarda alla situazione dei vari governi attuali in Europa, la trova scoraggiante anche perché sono molto deboli e prendere grandi decisioni è difficile”.

E non è nemmeno detto che questo lo si potrà fare con tutti e 27 gli stati membri: “Se si riesce bene, altrimenti ci saranno gruppi di Paesi che lavoreranno sotto degli schemi comunitari come la cooperazione rafforzata“. Lo scopo principale resta quello di “raggiungere la consapevolezza che si vuole essere indipendenti nell’affrontare le sfide del momento e non dipendenti degli altri”. Essere padroni del proprio destino significa anche “affrontare espansionismo cinese, l’aggressione russa e quel che succederà negli Stati Uniti in una situazione di autonomia oppure di dipendenza, forse anche di servitù”. Determinanti, anche da questo punto di vista, rimane fare sì che una una parte della grande mole di investimenti necessari affinché l’Europa resti competitiva: “Deve essere di investimento pubblico comune, perché sennò in alcuni casi il debito dei singoli Paesi diventa troppo alto ed è un disastro”, dice l’ex governatore della Banca Centrale Europea.

Venendo poi alla situazione italiana e sulla parità di genere e sul divario retributivo professionale: “Chi paga meno le donne per il loro lavoro sa che va contro la Costituzione italiana?
 – chiede retoricamente -. Bisogna insistere, ma parità di condizioni non si fa per decreto ma bisogna costruire ambiente
“. C’è inoltre bisogno di consolidare “la rete di assistenza: gli asili nido in alcune parti del Paese sono fondamentali perché non ci sono proprio
“, ha aggiunto l’ex capo di Bankitalia sottolineando che sia per la natalità che per la parità di genere “gli aiuti domestici sono chiave”.

E, a tal proposito, Draghi non comprende tuttavia per niente tutta discussione sull’uso femminile riferito a un’istituzione: “Ministro o ministra? È la donna che deve scegliere come essere chiamata
“, specifica, aggiungendo che questo dibattito non fa parte di un serio “cambiamento culturale
“.

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