Dopo la presenza della Meloni alla Cgil, arriva la “vendetta” di Landini: sciopero generale

Con il 94,2% dei sì Maurizio Landini è stato rieletto segretario generale della Cgil. Una elezione ‘bulgara’ considerato che su 263 votanti quelli favorevoli sono stati 243, ma l’esito era scontato, anche se, in chiusura dello storico congresso di Rimini, segnato dalla presenza del premier “di destra”, Giorgia Meloni, i toni del confronto si sono di nuovo inaspriti. E dopo le criticatissime (da sinistra…) convergenze tra alcune delle posizioni della Meloni e quella del sindacato, Landini, nel discorso di chiusura, ha cercato di coprirsi di nuovo a sinistra. Lo show della Meloni salutato come un successo da tutti i commentatori politici non è piaciuto a molti simpatizzanti di sinistra, ai quali Landini ha dato “i resti” annunciando un futuro sciopero generale con le altre sigle e chiedendo alla premier di sciogliere le sigle neofasciste che avevano attaccato la sede della Cgil. Una sorta di “vendetta” per le critiche incassate, quella di Landini, un tentativo maldestro di smarcarsi dalle accuse di eccessiva “vicinanza” al governo di destra, non solo sul no al salario minimo.

“Meloni ha confermato scelte che non condividiamo e su cui non hanno discusso con noi. Questo governo ti dice ‘sei importante’ ma anche che si può fare a meno di noi..ma noi dimostreremo il contrario non con le parole ma con i fatti della maggioranza dei lavoratori”, ha detto il leader della Cgil, chiudendo il XIX congresso. E per “vincere la battaglia” la Cgil si ripromette di non commettere un “errore di presunzione”: di pensare cioé “che quelli che non sono andati a votare o hanno votato a destra, improvvisamente non hanno capito niente. Perché in quanto sindacati noi le persone non le rappresentiamo per quello che hanno votato ma perché tutti hanno diritto di lavorare e vivere dignitosamente”. Nulla che possa intaccare “la storia della Cgil o la capacità del sindacato d costruire la sua credibilità”, rassicura la platea ribadendo come in ballo oggi ci sia appunto “la qualità della democrazia”.

“Abbiamo ascoltato le riflessioni del premier Meloni ma abbiamo registriamo diversità molto consistenti. Su quella base non c’è possibilità di confronto e discussione ed è evidente che sulle nostre richieste costruiremo una mobilitazione che non escluderà nulla neppure lo sciopero. Lo vogliamo fare insieme a Cisl e Uil, ne discuteremo la prossima settimana. C’è già un incontro fissato”, ha chiuso Landini annunciando il probabile sciopero generale unitario contro la delega sul fisco elaborata dal governo.

Landini accelera dunque la partita contro il governo sulla delega fiscale. Il giorno dopo l’intervento al congresso del premier Meloni che ha sostanzialmente confermato la linea dell’esecutivo contro cui da tempo il sindacato è in rotta di collisione, visibilmente più rilassato, in felpa rossa Cgil anche se l’emozione resta, rompe gli indugi e annuncia una mobilitazione, anche uno sciopero generale. E le agende parlerebbero di un incontro già mercoledì 22 al Cnel, nel corso di un convegno sugli artigiani o il 23 prima dell’incontro in Rai sul primo maggio. In ogni caso la risposta al governo arriverà in tempi brevi.

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