Dopo il Golpe contro Berlusconi, invece di fare il “mea culpa” le toghe sputtanate, vogliono processare il giudice che ha vuotato il sacco..

Ormai la magistratura italiana, soprattutto in questi ultimi mesi, ci ha abituati veramente al peggio. Gli scandali, da Luca Palamara, al caso Bonafede e scarcerazioni dei boss al 41bis, al giudice Franco che chiama Berlusconi e vuota il sacco sulle sentenze già preconfezionate, hanno, non solo fatto venire il voltastomaco, ma hanno fatto perdere la fiducia degli italiani verso le istituzioni e la giustizia.

E lo scoop de Il Riformista lo prova. Nero su bianco. Silvio Berlusconi vittima di un golpe giudiziario.

Piero Sansonetti, ha partecipato alla puntata di Quarta Repubblica, che ha mandato in onda un servizio in cui il magistrato, Amedeo Franco, ora a miglior vita, sempre se il signore gli ha perdonato i peccati commessi contro un altro essere umano, diceva: “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà, a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia. L’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto”.

Una roba che al sol pensiero fa venire il voltastomaco. Ed è per questo che il centrodestra unito ha gridato allo scandalo con Forza Italia impegnata in primo piano per richiedere la configurazione di una commissione parlametare d’inchiesta su questi fatti. Ora, a quasi 24 ore, arrivano le scuse o meglio la difesa della Corte di Cassazione, protagonista nell’estate del 2013, della sentenza di condanna a Berlusconi per frode fiscale. Ovviamente finta. Pilotata dall’alto.

Secondo il sindacato delle toghe, “si commenta da sé un tale metodo, che trascina nella contesa politico-mediatica una persona che non potrà smentire, precisare, spiegare tali pretese dichiarazioni, pur risultando il suo contributo processuale all’adozione della decisione e persino alla sua motivazione, da giudice esperto della materia oggetto del processo“.

Ma le toghe esprimono profonda vicinanza ai colleghi della Corte di Cassazione e respingono con fermezza attacchi che, ben lontani dall’essere legittime critiche a decisioni giudiziarie, muovono da un evidente intento di delegittimazione della giurisdizione.

Poi continuano: “Il parallelismo col cosiddetto caso Palamara, che non ha evidenziato alcun uso strumentale della giurisdizione, bensì il diverso fenomeno delle indebite interferenze della politica, parlamentare ed associativa, nell’attività consiliare, è del tutto improprio. E risponde alla logica di travolgere ogni vicenda processuale da una generica accusa di parzialità del giudice, sempre più ricorrente in questi giorni proprio sulla base di analoghe, faziose operazioni mediatiche”.

Una macchinazione ordita per allontanare il Cav dal Parlamento? Ora arriva la difesa della Cassazione e “l’arrocco” dell’Anm. Ma le parole di Franco pesano come un macigno sulla credibilità di una parte della Giustizia.

E mentre i togati si arrampicano sugli specchi, come giusto che sia, anche perché se in fatto gravissimo come questo fosse successo altrove, avrebbero già riformato la giustizia , nel 2003, la vita di un uomo prima, e di un politico dopo, quella di Silvio Berlusconi cambiò, in peggio. Vergogna.

Pubblicato da edizioni24

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